Pubblichiamo l’intervista al responsabile dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia, Yilmaz Orkan e, in allegato, l’appello lanciato dalla comunità curda
Da più di 10 anni la Siria è costantemente attraversata da operazioni militari, repressione, conflitti, massacri, bombardamenti con o senza gas tossici, devastazioni, gente costretta a lasciare le proprie case, insomma da tutti i nefasti aspetti concatenati alla guerra. Uno scenario in cui agiscono senza scrupoli e solo per i propri interessi, vecchie e nuove potenze internazionali, regionali, locali.
L’informazione mainstream con titoli, commenti, notizie ci ha trascinati per un paio di giorni in un grande vortice di sigle, luoghi, nomi, tutto in una maniera quanto mai confusa, poi la Siria è di nuovo velocemente passata in fondo ai notiziari.
In questa situazione complessa e contradditoria, specchio della contemporaneità, abbiamo scelto di capire costa sta succedendo ai curdi di fronte al rinnovato interventismo militare turco nell’area.
La Turchia ha armato e sostiene sia il Syrian National Army – SNA, in italiano definito da molti operatori della comunicazione e commentatori Esercito Nazionale Siriano (N.d.R), che le milizie jadiste di Hay’at Tahrir al- Sham – HTS. Si tratta delle due formazioni protagoniste dell’operazione militare congiunta che ha portato alla presa d’Aleppo con l’avanzata militare fino ai confini di Hama e all’occupazione armata delle zone vicine al confine a nord.
Tra i tanti attori (Russia, Iran, il regime di Assad, Israele, Usa, milizie integraliste e potentati locali) che giocano sulla pelle delle popolazioni locali, la Turchia ha, da sempre, un obiettivo chiaro: farla finita con i curdi. Eliminare l’esperienza della Rojava, del confederalismo democratico nel Nord Est della Siria, che incarna un’alternativa reale a tutte le tirannie dell’area, rafforzare la stretta repressiva su tutte le comunità curde, che resistono dentro e fuori i confini della Turchia, questi sono gli obiettivi di fondo di Erdogan oltre a riaffermare il proprio protagonismo come soggetto imprescindibile a livello internazionale e regionale.
Nell’intervista che vi proponiamo a Yilmaz Orkan, responsabile dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia, dalle comunità curde vengono due richieste immediate:
– corridoio umanitario per le 200.000 persone che vogliono andarsene dalle città di Shebah e Tal Rifaat, occupate dallo SNA.
Nelle due città avevano trovato rifugio provvisorio una parte delle migliaia di persone costrette a fuggire da Afrin dopo l’occupazione turca nel 2018. Queste persone temono per la loro vita e vogliono andare in Rojava;
– protezione internazionale per le migliaia di persone che sono ad Aleppo nei quartieri di Seikh Maqsud e Ashrafieh, circondati dall’HTS.
Sono due quartieri storicamente a maggioranza curda dove hanno trovato rifugio migliaia di profughi fuggiti all’avanzata dell’HTS per paura. Le Unità di Protezione del Popolo e delle Donne (YPG/YPJ) e la popolazione civile hanno dichiarato di non voler abbandonare le loro case e di voler resistere ma la situazione è già estremamente tesa, si sta affrontando un assedio e una vera crisi umanitaria.
INTERVISTA A YILMAZ ORKAN
Quali possono essere i riflessi drammatici per i curdi in questo nuovo caos siriano?
I curdi in Siria non vivono solo nella parte a nord est, su un lato dell’Eufrate ma anche dall’altra parte del fiume.
Il primo problema per i curdi è la situazione nella zona attorno ad Afrin.
Quando la Turchia ha occupato nel 2018 Afrin circa 500.000 curdi hanno dovuto lasciare la città. Una parte circa 200.000 hanno trovato rifugio nelle citte di Shebah e Tal Rifaat, vivendo in campi profughi alla periferia. Queste due città ora sono state circondate dallo SNA \ con la minaccia per questi 200.000 curdi che o se ne vanno o saranno massacrati.
Il secondo problema per i curdi riguarda Aleppo.
Aleppo è occupata al 75% da Hay’at Tahrir al – Sham (HTS), una sorte di struttura ombrello di vari gruppi jihadisti, creata da Jolani, un leader di Al Quaeda, che oggi raggruppa appartenenti all’ISIS e ad altre formazioni. Gli occupanti hanno fatto sapere ai curdi, che vivono da sempre in due quartieri della città, che devono andarsene se no saranno massacrati. I due quartieri, Seikh Maqsud e Ashrafieh,sono adesso circondati. Si tratta di zone in cui il 90% della popolazione è curda. Dopo l’occupazione tanti altri, tra cui alawiti, sciti arabi, vi si sono rifugiati perchè, non essendo sunniti come gli occupanti, hanno avuto paura. Ogni volta che gli jihadisti hanno sferrato attacchi in Siria ci sono stati dei gravi e drammatici problemi per cristiani, curdi, alawiti, sciti e appartenenti ad altre religioni. Per cui ora la popolazione dei nostri quartieri ad Aleppo è raddoppiata. E’ una situazione molto grave. Ad Aleppo prima c’erano i russi e il regime che proteggevano le varie comunità, adesso questa copertura non c’è più.
A proposito dell’avanzata militare di questi giorni bisogna dire una cosa al tempo stesso strana ed interessante. Ad operare militarmente sono stati due formazioni, Hay’at Tahrir al- Sham – HTS, formata da jadhisti, salafiti e altri gruppi integralisti e il Syrian National Army – SNA ma tutte e due hanno operato coordinate dalla Turchia, agendo nello stesso giorno, alla stessa ora. HTS ha attaccato Aleppo sulla direttrice verso Hama e Damasco e SNA le altre zone, in particolare quelle curde.
Ci sono perciò diversi punti di preoccupazione per i curdi?
Certo, oltre a quello che ho già detto non bisogna dimenticare che la Turchia vuole avere sotto il suo controllo una fascia di 30 chilometri attorno ai suoi confini. Basta guardare una cartina per capire che questa zona comprende ampie zone della Rojava, città come Kobane, simbolo della lotta all’Isis ed altre verrebbero occupate. Questo momento è molto pericoloso per noi curdi.
Ci sono delle cose che sembrano difficili da capire ma vanno tenute in considerazione.
L’HSI è nella lista delle organizzazioni terroristiche non solo per gli Stati Uniti ma anche per la Turchia. E’ una organizzazione formata non certo da siriani o turchi, la maggioranza sono foreign fighters, uzbeki, kirkisi, iuguri, arabi dal nord Africa o dall’Arabia del sud e dunque sentire che parlano di liberare la Siria, creare un nuovo regime è una cosa incredibile visto che non sono cittadini siriani.
Il SNA è composto da mercenari, pagati dalla Turchia ed anche in questo caso non sono cittadini siriani.
Una cosa è certa la Turchia li coordina entrambi e decide dove devono attaccare.
Sia gli americani, sia la Coalizione contro Isis, sia gli iraniani che i russi non dicono molte cose come ad esempio il fatto che i gruppi jihadisti, secondo gli accordi raggiunti a Astrana, dovevano restare confinati nella zona di Idlib ma adesso sembra tutto cancellato visto che gli jahdisti sono arrivati alle porte di Hama ed ad Aleppo solo i nostri due quartieri non sono occupati.
Cosa stanno chiedendo immediatamente i curdi?
Nel comunicato che abbiamo fatto il 2 dicembre 2024 chiediamo ai cittadini Italiani, alle associazioni, movimenti, sindacati, partiti e organizzazioni politiche, che hanno sempre dimostrato vicinanza al popolo curdo, di stringersi intorno ai popoli del Rojava e di esprimere la forte solidarietà di cui essi hanno bisogno.
In particolare è necessario subito che ci sia:
– un corridoio umanitario per i 200.000 curdi che vogliono andarsene dalle città di Shebah e Tal Rifaat per raggiungere il Nord Est della Siria.
– la protezione internazionale per le migliaia di persone che sono ad Aleppo nei quartieri di Seikh Maqsud e Ashrafieh, dove storicamente sono presenti i curdi e dove hanno trovato rifugio migliaia di profughi fuggiti all’avanzata dell’HTS.
Sappiamo che le cose possono cambiare velocemente, per il momento queste sono le nostre richieste immediate.
Nelle prossime settimane bisognerà capire ad esempio se la Russia resterà in Siria o se andrà, visto che finora l’accordo era che la Russia proteggeva la parte ovest dell’Eufrate e gli Usa la parte est.
Vi aspettavate questa offensiva?
A dire il vero no. Nella zona di Aleppo sono state attaccate ed occupate anche zone dove c’erano militanti di Hezbollah, piccoli paesini sciti insomma tutte realtà che appoggiano il popolo palestinese e Gaza, che peraltro anche Erdogan dice di appoggiare anche c’è in ballo l’accordo diretto della Turchia con Israele.
Quando comunichiamo con la Rojava, loro sono preoccupati e la situazione è in continua evoluzione.