La Corte Internazionale di Giustizia (C.I.G.) prosegue nelle sue decisioni in relazione alla situazione in Palestina ed al conflitto con Israele, dopo le decisioni assunte in relazione alle accuse di genocidio rivolte allo stato israeliano.
Questa volta, la Corte, su richiesta dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite comunicata alla C.I.G. in data 19.1.2023, ha espresso un parere consultivo sui seguenti punti sollevati dall’Assemblea Generale:
– “quali sono le conseguenze giuridiche derivanti dalla continua violazione da parte di Israele del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, dalla sua prolungata occupazione, insediamento e annessione del territorio palestinese occupato dal 1967, comprese le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo status della Città Santa di Gerusalemme e dalla sua adozione di leggi e misure discriminatorie correlate”
– Come funzionano le politiche e le pratiche di Israele di cui al paragrafo 18 UN, come influenzano lo status giuridico dell’occupazione e quali sono le conseguenze legali che derivano per tutti gli Stati e le Nazioni Unite da questo status”.
L’istruttoria é durata 18 mesi e si é conclusa con un parere consultivo di una portata dirompente, che ha affermato che la continua presenza di Israele nei Territori Palestinesi Occupati é illegale , perché si tratta di un atto illecito a carattere persistente causato dalle violazioni da parte di Israele del divieto di acquisizione di territori con la forza e del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.
Conclude, così, la Corte che Israele ha l’obbligo di porre fine a tali atti illegali, cessando immediatamente ogni attività di insediamento e di misure volte a modificare la composizione demografica dei Territori.
Israele, poi, deve, secondo il Parere in esame, risarcire integralmente tutti coloro che siano stati danneggiati dai suoi atti illeciti e restituire le terre ed i beni sequestrati dall’inizio della sua occupazione neo 1967.
La Corte, infine, precisa che “è del parere che le modalità precise per porre fine alla presenza illegale di Israele nei territori palestinesi occupati siano una questione che spetta all’Assemblea Generale che ha richiesto il parere, nonché al Consiglio di Sicurezza: Pertanto, spetta all’Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza valutare quali ulteriori azioni siano necessarie per porre fine alla presenza illegale di Israele, tenendo conto del presente Parere Consultivo”.
La Corte conclude, poi, il suo Parere con considerazioni fondate sul diritto internazionale affermando: “La Corte ritiene inoltre che la realizzazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, compreso il suo diritto ad uno Stato indipendente e sovrano, che viva fianco a fianco in pace con lo Stato di Israele entro confini sicuri e riconosciuti per entrambi gli Stati, come previsto nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale, contribuirebbe alla stabilità regionale e alla sicurezza di tutti gli Stati del Medio Oriente.”
Le varie questioni poste in decisione sono state approvate con maggioranze variabili, dall’unanimità a maggioranza di 11 voti a 4.
Insomma, una clamorosa bocciatura della politica di israele ed un tentativo, ancora una volta, di costringere quello Stato ad adeguarsi alle decisioni promananti dagli organi delle Nazioni Unite.
Purtroppo, il rischio concreto é che anche questo parere resti lettera morta, perché , come afferma la stessa C.I.G., la decisione su quali misure assumere per indurre Israele ad applicare le misure indicate nel parere consultivo, appartiene all’Assemblea Generale dell’ONU (e qui ancora si può ritenere che potrebbe maturare una maggioranza favorevole a quanto statuito nel Parere) e al Consiglio di Sicurezza, all’interno del quale é facile prevedere che venga opposto, in applicazione dell’art. 27 della Carta delle Nazioni Unite, il veto da parte presumibilmente degli Stati Uniti.
Dunque, ancora un coraggiosa decisione della Corte, che rischia di restare inapplicata, anche qualora l’Assemblea Generale dovesse uniformarsi al Parere Consultivo espresso dalla C.I.G.
A questo proposito, va sempre ricordato che si é sempre in attesa della decisione finale della Corte sull’accusa di genocidio mossa dal Sudafrica nei confronti di Israele, accusa sulla quale la C.I.G. ha già emesso due ordinanze volte a bloccare ilrischio di genocidio intravisto dalla Corte stessa:sarà anche questa una decisione di fatto inapplicata?
La debolezza delle Nazioni Unite, così strutturate, finisce per determinarne la loro quasi totale inutilità, ma la speranza é che la sempre crescente pressione a livello internazionale su Israele possa avere finalmente qualche sbocco positivo.
Roberto Lamacchia