Il 21 agosto 2025, in piena estate, su ordine del Ministero dell’Interno guidato da Piantedosi , viene effettuato lo sgombero del Centro Sociale Leoncavallo a Milano.
E’ una decisione fortemente voluta dal governo centrale, visto che nel lungo iter dello sfratto dello storico spazio milanese dalla sede di Via Watteau il prossimo appuntamento con l’Ufficiale Giudiziario avrebbe dovuto essere ai primi di settembre. Una scelta fatta dal governo Meloni, motivata anche dalla ricerca di consensi, usando lo sgombero del centro sociale più noto d’Italia in chiave di mantenimento delle promesse elettorali di sicurezza, che va analizzata dentro un quadro più generale, quello dell’autoritarismo sotteso al Decreto Sicurezza.
C’era una trattativa in corso con l’amministrazione del capoluogo lombardo e questa è stata bypassata come nulla fosse dalla decisione centrale del governo. Un po’ come Trump con il dispiegamento della Guardia Nazionale a Washington in nome dell’ordine pubblico. Il segnale è chiaro: se i livelli istituzionali locali non sono in linea si esautorano e si procede direttamente dal centro. Anche forzando o ignorando le regole
C’è un aspetto inquietante sullo sgombero che ci pare importante sottolineare.
Era in corso un iter giudiziario, con le dinamiche consuetudinarie affidate agli Ufficiali giudiziari coadiuvati dalle forze dell’ordine. L’iter giudiziario formale è diventato carta straccia, come se non esistessero delle regole da rispettare, un iter da svolgere, delle procedure da seguire. Alla fine, il senso profondo del Decreto Sicurezza è proprio questo: scardinare di fatto funzioni, procedure, norme, che sono peraltro frutto di una lunga storia di avanzamento della difesa dei diritti anche in ambito giuridico. Le regole formali del gioco sono un orpello, possono saltare se e quando serve. Punto e basta.
Per questo e per mille altri motivi è importante essere a Milano alla manifestazione del 6 settembre e noi come Giuristi Democratici ci saremo.
Per capire meglio quello che sta dietro lo sgombero del Leonvacallo abbiamo sentito l’Avvocato Mirko Mazzali, che da sempre segue le vicende giudiziarie legate ai movimenti sociali a Milano.
INTERVISTA ALL’ AVVOCATO MIRKO MAZZALI
- Vorremmo un tuo commento su un aspetto che riguarda la vicenda dello sgombero del Leoncavallo e cioè il modo con cui si è proceduto. C’era un iter giudiziario che durava da tempo, un ufficiale giudiziario che si sarebbe dovuto presentare i primi di settembre per continuare la procedura di sfratto. Tutto questo sparisce e di colpo in bianco con una decisione centrale del Ministero degli Interni si procede con lo sgombero. Cosa c’è dietro questo che sembra un aspetto solamente formale ma che è invece molto inquietante?
E’ chiaro che è avvenuta quantomeno una anomalia. L’intervento delle forze dell’ordine era stato richiesto, come di solito, per lo sfratto che avrebbe dovuto esserci il 9 settembre prossimo. Va sottolineato che questo era uno sfratto a seguito di una azione civile. Un iter che non c’entra niente con il penale perchè non c’è una denuncia.
A un certo punto viene fatta un’ordinanza del Questore di ispirazione ministeriale, come è stato detto ripetutamente, visto che è da Roma che parte la decisione e viene anticipato lo sgombero. Una cosa mai sentita, molto anomala. Sono un penalista, non mi cimento più di tanto in una cosa che non è la mia materia, ma sicuramente c’è qualcosa che non è avvenuto. L’ordinanza del Questore, che al momento non abbiamo ancora vista, ha autorizzato l’invio delle forze dell’ordine con 200 carabinieri per 0 occupanti. Una cosa come ha detto mi sembra l’attore Claudio Bisio che fa piangere ma fa anche ridere.
Tutto questo per il solito sgombero di ferragosto che sembrava dimenticato a Milano, ma i meno giovani come me si ricordano che 35 anni fa se non erro proprio a metà agosto, il 16, era stato fatto lo sgombero della sede storica del Leoncavallo. Si vede che è una tradizione, come ho scritto, hanno voluto ritornare giovani, hanno voluto ripetere lo sgombero ferragostiano che peraltro è stato compreso da pochi anche dalla parte meno di sinistra della società.
- Per cui una decisione che ha il valore di forzatura anche giuridica. Al di là del piano tra civile e penale, c’era uno sfratto e questo significa una precisa procedura, frutto peraltro delle lotte che ci sono state per difendere i diritti degli inquilini e di tutte le parti in causa.
È evidente che è stata una dimostrazione di forza muscolare che però dimostra anche debolezza. Non c’era assolutamente nessun bisogno di farlo anticipatamente, ormai la situazione dal punto di vista giudiziario era stabilizzata, tutti sapevano che il 9 settembre 2025 sarebbe dovuto avvenire lo sfratto. Hanno voluto, per cosi dire, mettere una bandierina.
Mi ero preoccupato una ventina di giorni prima quando un gruppo di parlamentari di Fratelli d’Italia era andato da Piantedosi a chiedere lo sgombero del Leoncavallo, evidentemente per cercare di intestarselo e poi dopo è avvenuta questa anomalia, chiamiamola così, per cui nonostante le forze dell’ordine avrebbero dovuto intervenire il 9 settembre sono state fatte intervenire in forza in pieno agosto.
- Una scelta che ha un valore anche simbolico. Il Leoncavallo è conosciuto in tutta Italia è ovviamente colpire lì serve per rinsaldare il proprio consenso anche elettorale: il nome è conosciuto e può far effetto sull’opinione pubblica.
Devo dire che però inopinatamente per loro la cosa si è rivelata sotto certi aspetti un boomerang, perché ha ricompattato non solo la maggior parte delle aree del movimento ma anche la cosiddetta società civile. Nel senso che il rispetto dei patti, delle regole in tutta Italia ma a Milano particolarmente viene molto tenuto in considerazione. Il fatto di avere violato un patto, di avere violato in qualche misura delle regole è stata una cosa che ha fatto “arrabbiare”, per cosi dire, anche intellettuali, società civile, contesti che si può dire guardassero con simpatia il Leoncavallo ma che se lo sgombero fosse stato fatto regolarmente, per così dire in punta di diritto, in qualche misura si sarebbero “arrabbiati” di meno e questo paradossalmente è stato un errore. Poi è chiaro che a loro non interessava tanto la generica questione dell’opinione pubblica ma mettere, come si diceva prima, una loro precisa bandierina sulla vicenda. Il Leoncavallo è un centro sociale iconico, famoso in tutta in tutta Italia, volevano mettere la bandierina dello sgombero e sono riusciti a sgomberarlo dopo 31 anni. Tutto questo se mi posso permettere anche dal punto di vista giuridico si ricollega alla famosa questione dei tre milioni e mezzo di euro richiesti dallo Stato alle Mamme del Leoncavallo.
- Ci puoi spiegare un po’ meglio questa vicenda?
Si tratta di un altro aspetto giuridico abbastanza interessante. A un certo punto i Cabassi, proprietari dello stabile di Via Wattheau individuano la strada giusta e fanno causa al Ministero degli Interni dicendo “non avete sgomberato in 31 anni e ci avete causato dei danni.” Fanno una causa civile contro il Ministero degli Interni richiedendo i danni causati perchè non si è fatto lo sgombero per 31 anni. Il giudice di primo grado civile rigetta l’istanza, mentre la Corte d’Appello dice “avete ragione” e condanna il Ministero degli Interni a rivalere 3 milioni e mezzo di euro ai Cabassi. In tutto questo succede che a un certo punto del tutto inopinatamente il Ministero scrive una lettera alla Associazione Mamme del Leoncavallo, all’unica mamma rimasta perchè purtroppo le mamme del Leoncavallo in questi quarant’anni di occupazione sono decedute. Il Ministero le manda una lettera di diffida dove imputano a loro, le mamme, la restituzione di questi 3 milioni e mezzo che loro avrebbero pagato ai Cabassi sostenendo che lo sgombero in questi 31 anni non era stato fatto per colpa delle mamme del Leoncavallo. Onestamente questa cosa è al limite dell’irreale. E’ anche difficilmente dimostrabile. E’ chiaro che non hanno il titolo al momento nei confronti delle mamme del Leoncavallo. Dovrebbero fare un’azione civile per poter dimostrare che in 31 anni lo Stato non è riuscito a sgomberare lo spazio per colpa delle mamme del Leoncavallo. Se non fosse per la preoccupazione che la diffida ha suscitato in chi la ha ricevuta, ci sarebbe da piangere. Questa è un’ulteriore chicca di una situazione che oggettivamente è surreale.
- Un’ ulteriore questione che è stata strombazzata sui giornali per dire “vedete non solo sgomberiamo ma ci facciamo pure dare i soldi ..”. Sabato prossimo, 6 settembre 2025, ci sarà la manifestazione a Milano, prima di passare a questo c’è un altro aspetto di questa vicenda su cui vorremmo un tuo commento. Tutti sapevamo che c’era in piedi una trattativa a livello locale per lo spostamento in altra sede del Leoncavallo, eppure è come se di fronte ad una decisione assunta dal governo centrale i poteri locali di ogni tipo amministrativi, giuridici etc … non contassero niente. E’ un’altra forzatura?
Sicuramente si tratta di un’altra forzatura. Il sindaco non era stato avvisato di questa operazione tanto che si è molto infuriato anche perché il giorno prima c’era stato il Comitato per l’ordine pubblico e il terrorismo e si sono ben visti dal dire che il giorno dopo ci sarebbe stato lo sgombero. Questo è ancora più grave perché in tutti questi mesi, da quando è arrivata la sentenza, c’era un tavolo aperto fra Comune, Prefettura e Questura dove il Comune si era fatto carico di cercare di trovare una soluzione. Giovedì 28 agosto 2025, da quello che ho letto sui giornali, ci dovrebbe essere la delibera che mette a bando il posto dove dovrebbe andare il Leoncavallo. Dunque sono intervenuti a gamba tesa in un percorso amministrativo che era in corso ormai da tanto.
- Per tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato si può dire che la vicenda dello sgombero del Leoncavallo si inserisca nel clima autoritario del Decreto Sicurezza, volto a scardinare tutte le procedure esistenti in nome del diritto del più forte, del potere centrale che decide cosa fare senza regole?
Il Decreto Sicurezza da un punto di vista ideologico e materiale è l’arma che viene usata per punire delle condotte che non sono assolutamente reati basta pensare alla resistenza passiva, ma tutto questo immagino lo sapete perché stiamo parlando con dei giuristi ma soprattutto è il clima che evidentemente è cambiato. Quando tu fai un decreto sicurezza dove uno degli obiettivi principali è per esempio lo sgombero delle case occupate, dove sembra che prima gli sgomberi non venissero fatti, vuol dire che il clima è fondamentalmente cambiato. L’idea è reprimere tutto ciò che non è conforme, mi verrebbe da dire che in questo senso il Leoncavallo, nonostante non sia più quello di 40 anni fa, non è conforme al modo di pensare e di governare. Questo ha determinato quello che è successo.
La manifestazione di sabato 6 settembre speriamo sia molto partecipata e possa essere una risposta al fatto che tutto questo non è tollerabile. Penso sia importante esserci in piazza il 6 settembre a Milano perché è giusto rivendicare che spazi di cultura non solo non devono essere chiusi ma debbano moltiplicarsi nelle città. La cultura è importante perchè fa vivere bene le persone, combatte la dittatura, la repressione, fa capire alla gente che ci può essere un mondo diverso di quello che stiamo vivendo.
