Decreto Ilva, no all’ennesima polpetta avvelenata per lavoratrici e lavoratori

Decreto Ilva, no all’ennesima polpetta avvelenata per lavoratrici e lavoratori

È in atto un gravissimo colpo di mano in tema di diritti delle lavoratrici e dei lavoratori da parte del Governo Meloni.

È stata infatti proposta l’introduzione dell’articolo 9-bis nel DDL n. 1561 (“Decreto Ilva”) con cui si vogliono limitare violentemente e per l’ennesima volta i diritti sostanziali dei lavoratori subordinati portando un attacco inaudito alla possibilità di recuperare i crediti retributivi, inserendovi una insidiosa prescrizione estintiva.

La macroscopica anticostituzionalità della norma in oggetto nasce dal fatto che si pone in frontale contrasto con quanto recentemente statuito dalla Corte Costituzionale e dal conseguente recepimento della Corte di Cassazione in materia di decorrenza prescrittiva dei crediti di lavoro. La giurisprudenza costituzionale ha da sempre escluso il trascorrere della prescrizione dei crediti di lavoro durante il rapporto di lavoro, a meno che esso non fosse assistito dalla garanzia della reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo.

Da quando, prima con la legge Fornero del 2012 e poi con il Jobs Act del 2015, è stata introdotta una mera tutela indennitaria in caso di licenziamento ingiustificato, impedendo così di riottenere il posto di lavoro illegittimamente sottratto, nel 2022 la Corte di Cassazione ha affermato che la prescrizione non decorre più nel corso dei rapporti di lavoro alle dipendenze di qualsiasi datore di lavoro privato ma che si possono rivendicare tutte le differenze retributive maturate in corso di rapporto entro cinque anni dalla cessazione del rapporto stesso.

La nuova norma interviene sui crediti retributivi dei lavoratori dipendenti, imponendo inaccettabili disposizioni volte a limitare il recupero dei crediti maturati, disponendo la prescrizione del diritto di rivendicare ogni somma maturata durante il rapporto di lavoro.

Oltre a ciò, ai lavoratori viene imposto, a pena di decadenza dei loro diritti, di introdurre il giudizio per fare valere quegli stessi diritti entro 180 giorni dal momento in cui li hanno rivendicati stragiudizialmente. Questo comporterà che i lavoratori saranno costretti ad agire in giudizio contro il loro datore di lavoro, mentre ne sono ancora dipendenti, per di più entro limiti temporali strettissimi, esponendosi al rischio di potenziali ritorsioni e violenze psicologiche; e senza la garanzia di poter essere reintegrati in caso di licenziamento per rappresaglia, saranno indotti a non esercitare i propri diritti.

Altresì, si interviene sui crediti dei lavoratori dipendenti derivanti dall’applicazione del principio costituzionale della giusta retribuzione di cui all’art. 36 Cost.

Anche in questo caso, il Governo intende contrastare con un limite platealmente anticostituzionale quanto recentemente statuito dalla Corte di Cassazione sancendo la nullità dei contratti collettivi cc.dd. pirata, che prevedono retribuzioni inferiori al minimo costituzionale ex art. 36 Cost., ovverosia inferiori ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e comunque sufficiente ad assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia una vita libera e dignitosa.

In Italia abbiamo salari di molto inferiori alla media europea: con questa norma si perpetuerà tale grave ingiustizia, che impatta sulla libertà e la dignità della persona lavoratrice, disponendo l’ennesima misura volta a limitare l’azione giudiziaria finalizzata a restituire e riequilibrare rapporti lavorativi fortemente sperequati. Se, da un lato, tutto ciò fa necessaria e definitiva chiarezza sui valori e sulla cultura giuridica di questa maggioranza di governo, dall’altro non può lasciare indifferenti tutte e tutti coloro che si battono in difesa del lavoro come inteso dalla Costituzione repubblicana. Sarà pertanto compito delle forze di opposizione, dei sindacati e delle forze sociali tutte contrastare il compimento di questo disegno reazionario; da parte nostra, ove la norma venisse approvata, garantiamo sin da ora il massimo impegno per sostenerne l’incostituzionalità.

18 luglio 2025

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI