Sarà dedicata alle avvocate ed agli avvocati in Bielorussia la Giornata internazionale dell’avvocato minacciato 2025.
Dal 2009 la Giornata internazionale dell’avvocato minacciato ha lo scopo di attirare l’attenzione della società civile e delle autorità pubbliche sulla situazione delle avvocate e degli avvocati in un determinato paese, al fine di aumentare la consapevolezza delle minacce affrontate nell’esercizio della professione. La data non è stata scelta a caso, ma sta a ricordare il massacro di Calle de Atocha, avvenuto a Madrid il 24 gennaio 1977. Qui, nel periodo di transizione tra la dittatura franchista e la democrazia esemplarmente descritto da Javier Cercas in “Anatomia di un istante”, vennero colpiti a morte tre avvocati comunisti, rei di aver preso le difese di lavoratori sfruttati, nonché due loro collaboratori e contemporaneamente feriti gravemente altri quattro membri dello stesso studio.
L’avvocato Leonardo Arnau, nostro associato e Presidente della Commissione Diritti Umani del Consiglio Nazionale Forense ci ricorda l’importanza della Giornata e le iniziative in Italia.
«Siamo alla 15a edizione della Giornata e dopo Turchia, Honduras, Filippine, Egitto, Cina, Pakistan, Azerbaigian, Colombia, Afganistan quest’anno il focus sarà sulla Bielorussia.
Lo scopo della Giornata dell’avvocato minacciato è suscitare l’azione della società civile, delle autorità pubbliche in merito alla situazione degli avvocati in un determinato paese.
In particolare è stata istituita perché avvocate ed avvocati, che dei diritti umani sono i naturali difensori, sono le categorie più a rischio, unitamente ai magistrati indipendenti e ai giornalisti, nei regimi autoritari. Dove gli oppositori politici, gli attivisti per i diritti civili, le minoranze etniche, religiose, le popolazioni indigene subiscono repressione e violenza da parte delle autorità, gli avvocati identificati con i loro assistiti subiscono intimidazioni, minacce, arresti, condanne arbitrarie per il solo fatto di esercitare la loro professione e molti pagano, come sappiamo con la vita il loro impegno.
Colpire gli avvocati significa indebolire i principi fondanti dello stato di diritto, che sono riconosciuti dalle convenzioni internazionali, privando i cittadini della possibilità di difendersi da accuse ingiuste.
Difendere la libertà dell’esercizio della professione forense in qualunque stato, in qualunque contesto sociale di fatto equivale a salvaguardare lo stato di diritto.
Senza stato di diritto non ci può essere vera democrazia e riaffermare questo principio non è mai superfluo, in particolare il 24 di gennaio, se solo si considera che in una ricerca recente commissionata dal settimanale britannico Economist solo il 5,7% della popolazione mondiale vive in stati di democrazia compiuta o completa.
Non possiamo dimenticare che lo stato di diritto vive in un equilibrio precario. Il nostro non fa eccezione. Per questo motivo dobbiamo seguire con attenzione ciò che succede nel mondo, perché le spinte autoritarie travalicano facilmente le frontiere.
In fondo il modo in cui vengono rappresentati e trattati gli avvocati difensori dei diritti umani è proprio una spia della circolazione del virus autoritario.
Gli avvocati a qualunque latitudine difendono la libertà, i diritti delle persone, ne sono portatori e chi calpesta i diritti umani in primo luogo aggredisce l’avvocatura che ha il compito di tutelarli.
Mettere sotto osservazione i luoghi dove questa patologia si manifesta non vuol dire occuparsi in modo arbitrario di questo o quello stato straniero ma in definitiva significa occuparsi di se stessi, significa essere autenticamente avvocati e preservare la democrazia.
Credo che dobbiamo ribadire un’equazione semplice, ma purtroppo talvolta messa in discussione, e cioè che laddove la libertà dell’avvocato, quindi il diritto di difesa del cittadino è minacciato o messo in dubbio, negato, lì è in pericolo la libertà di un paese.
Le iniziative che l’Avvocatura ha messo in campo per il 24 gennaio 2025 sono molteplici a livello internazionale e nazionale.
Per quanto riguarda quelle a noi note ce ne sono oltre 10. Personalmente parteciperò a 4 incontri uno organizzato dall’OIAD, dal CNF assieme agli Ordini di Palermo, di Padova, di Verona, di Milano e dal Coordinamento degli Ordini Forensi Europei via webinar. Ce n’è sarà poi un altro organizzato dall’Ordine di Genova, uno dall’Ordine di Ravenna ma sono davvero molteplici gli eventi di cui daremo notizia sul sito del Consiglio Nazionale Forense.»
24 GENNAIO 2025 CON LE AVVOCATE E GLI AVVOCATI BIELORUSSI
Nel sito dell’Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo – OIAD viene sottolineata l’importanza di mobilitarsi il 24 gennaio e descritta la situazione in Bielorussia, in una brochure che è possibile scaricare.
Di seguito proponiamo l’executive summary del Report of the Coalition for the International Day of the Endangered Lawyer.
SITUAZIONE NEL PAESE
La Bielorussia è governata in maniera autoritaria da Alexander Lukashenko, ormai al potere da trent’anni. Nel 2020 grosse proteste hanno scosso il paese e si è tentato attraverso le elezioni di abbattere il regime, ma brogli e repressione hanno avuto la meglio.
Ora i partiti d’opposizione non hanno nessuna agibilità, gli esponenti del dissenso o sono in carcere, o hanno dovuto fuggire all’estero, la stampa e i media sono imbavagliati con la censura e una repressione durissima pesa su tutta la società.
Come G.D. ci siamo occupati anche del caso della difensora dei diriiti umani Olga Karatch, direttrice dell’organizzazione “Our House” che, per aver sostenuto il rispetto del diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, è perseguitata e rischia la pena capitale nel proprio paese di origine, dove è stata definita “terrorista”.
In questa durissima situazione, le avvocate e gli avvocati che difendono i diritti umani sono nel mirino del regime. L’intero sistema giudiziario è caratterizzato da mancanza di indipendenza e controllato dal padre/padrone, il presidente Lukashenko, che di fatto lo condiziona: nomina i giudici e può revocare presidenti di tribunale. Detta in altre parole, i tribunali sono parte del meccanismo repressivo, il che significa violazione delle minime garanzie giuridiche e condanne assicurate per i dissidenti. In una condizione del genere cresce la paura. Operare come avvocato in casi a sfondo sociale e cercare di praticare il diritto a un giusto processo significa repressione sicura.
Gli avvocati sono soggetti a varie forme di repressione: le più comuni fra queste sono la radiazione, gli arresti amministrativi e penali, le molestie ed il discredito pubblico.
Alcuni avvocati sono stati imprigionati, sottoposti a processi iniqui o addirittura fatti sparire con la forza, con l’obiettivo di metterli a tacere ed impedir loro di lottare a favore dei diritti umani. Molti hanno dovuto fuggire, scegliere l’esilio come Natalia Matskevich e Andrei Atamanchuk che raccontano la loro esperienza nel portale dell’OIAD.
Almeno 11 avvocati sono stati perseguitati nell’esercizio della professione;
6 sono attualmente in carcere, e di essi uno è tenuto in isolamento;
4 sarebbero stati torturati durante la detenzione e gli interrogatori.
Almeno 3 avvocati sarebbero stati costretti a girare video di cosiddette “confessioni”, in cui venivano costretti ad ammettere di aver violato la legge.
Almeno 139 avvocati sono stati privati del diritto di esercitare la professione (dati OIAD).
Dai materiali prodotti dall’OIAD emerge l’impossibilità di svolgere la professione di avvocati nel paese:
«Alla fine del 2021, nella Repubblica di Bielorussia, è entrata in vigore una riforma dell’ordine forense e della giustizia: questa ha comportato importanti cambiamenti e sancito un aumento della dipendenza e del controllo della professione da parte degli enti statali.
Le autorità bielorusse hanno assunto il controllo della professione legale, compromettendone l’indipendenza; gli ordini forensi sono diventati il veicolo dei propositi e delle repressioni del governo. Il Ministero della Giustizia esercita un controllo totale sull’ordine degli avvocati, che è strettamente legato allo Stato e sostiene sistematicamente le politiche governative. Ha il potere di licenziare gli avvocati e di sciogliere le associazioni con pretesti mendaci.
Gli avvocati non possono più esercitare la professione in proprio né aprire uno studio legale; sono invece obbligati a far parte di uffici di consulenza legale istituiti e supervisionati dagli ordini forensi regionali in coordinamento con il Ministero della Giustizia.
L’accesso alla professione legale è limitato: i candidati vengono selezionati in base alla lealtà nei confronti del governo e tramite esami di qualificazione controllati dal Ministero, il che sancisce una certa scrematura delle voci indipendenti.
Sin dal 2020 e sempre più spesso, gli inquirenti costringono gli avvocati a firmare contratti di riservatezza troppo restrittivi in casi penali a sfondo politico. La diffusione non autorizzata di informazioni può costituire un reato penale.
In questo tipo di casi, è diffusa la pratica dei processi a porte chiuse.
Il principio della “lotta ad armi pari” è spesso disatteso: alla difesa viene negato l’accesso a interi fascicoli, gli avvocati hanno accesso limitato ai propri clienti e le comunicazioni fra legali e rappresentati godono di scarsa riservatezza».
La Bielorussia rappresenta un esempio emblematico dell’indebolimento dello stato di diritto e delle libertà civili sotto un regime autoritario, per questo mobilitarsi il 24 gennaio è importante e come GD invitiamo a partecipare alle iniziative proposte dal CNF.