Come Giuristi Democratici abbiamo partecipato alla due giorni proposta a Roma. Un appuntamento ricco di stimoli che proviamo a riassumere.
Sabato 11 gennaio 2025
Di alta qualità la tavola rotonda “Deriva autoritaria e diritti negati. Analisi critica del DDL Sicurezza” che si è svolta l’11 gennaio 2025 all’interno della due giorni a Roma organizzata dalla Rete No DDL Sicurezza – A pieno regime, dopo la riuscita manifestazione del 14 dicembre 2024.
La giornata di sabato è stata dedicata all’approfondimento delle implicazioni giuridiche e sociali del DDL.
Le relazioni iniziali si sono concatenate in una sorte di filo conduttore attraverso il quale il DDL Sicurezza è stato lucidamente inserito in un complessivo depauperamento dell’architettura costituzionale su cui si basa il nostro paese.
La tavola rotonda è stata introdotta da Federica Borlizzi, che ha ripercorso il percorso della Rete nata per contrastare la strategia sicuritaria del Governo Meloni, e da Antonello Ciervo, membro dell’Esecutivo G.D., che ha segnalato l’importanza di una riflessione teorica fatta da giuristi ed esperti, a partire dalle loro reciproche competenze, per offrire diverse angolazioni atte a interpretare i valori costituzionali posti in gioco e offrire spunti di riflessione utile all’azione.
Alla Tavola rotonda sono intervenuti Gaetano Azzariti di Salviamo la Costituzione, Claudio De Fiores del Centro Riforma dello Stato, Alessandra Agostino del Controsservatorio No Tav, Silvia Albano di Magistratura Democratica, Stefano Anastasia, Garante dei detenuti della Regione Lazio, Maria Rosaria Marella di Euronomade e Patrizio Gonnella di Antigone.
Attraverso gli articolati interventi è stato possibile approfondire il collegamento tra la spasmodica riproposizione del premierato, la pervicacia nel voler approvare l’autonomia differenziata e il DDL Sicurezza.
Ci si è soffermati sul brodo di coltura di questo ennesimo tassello dentro una impostazione autoritaria: DASPO, vari decreti anti-rave, Cutro e Caivano e altre misure in cui piano simbolico e reale si sono intrecciati in una costante erosione dei diritti all’interno del grande calderone giustificato dal circo circuito, creato ad arte, tra emergenza e sicurezza.
In più interventi è stato sottolineato come quanto sta succedendo in Italia vada letto non come un’anomalia ma all’interno di una involuzione autoritaria globale, che non risparmia anche il contesto europeo, messo a dura prova da nazionalismi e sovranismi, in una dimensione in cui la guerra e le sue logiche dispiegano ali di morte e devastazioni in tutto il pianeta.
La giornata di sabato è continuata con un dibattito, introdotto da Rossella Puca, che ha lasciato spazio alla continuazione della riflessione analitica e alla voce dei territori, delle realtà di base che vivono sulla loro pelle la deriva sicuritaria.
Una giornata piena di energia con la sensazione che insieme si possa smettere di giocare solo in difesa, ma si possa andare all’attacco, come sostenuto nella propria relazione da Cesare Antetomaso, dell’Esecutivo GD.
Tutti gli interventi sono disponibili nella pagina FB della Rete No DDL Sicurezza e sul sito di Radio radicale
Domenica 12 gennaio 2025
Molto partecipata la seconda assemblea della Rete nazionale No Ddl Sicurezza – “A Pieno Regime”. Tanti gli interventi di realtà di base, sindacali ed anche istituzionali .
Per dare conto della riuscita dell’assemblea partiamo dalla fine, ovvero dalle prossime scadenze, che ben racchiudono la ricchezza del dibattito.
Prossimi appuntamenti proposti dalla Rete No DDL Sicurezza – A pieno regime
La prima scadenza proposta è quella del 17 gennaio: “100mila luci contro il buio del regime”.
A Roma e nelle altre città ci battiamo per portare la mobilitazione popolare e la protesta senza restrizioni di luogo. Invitiamo tutte le forze politiche alle costruzioni di cordone di difesa e tutela di chi manifesta, già a partire da questa data. Laddove le questure negheranno permessi e agibilità lo annunciamo fin da subito che disobbediremo a qualsiasi divieto.
Il 3, 4 e 5 febbraio verrà fatta una carovana a Bruxelles. Una rappresentanza della Rete Nazionale No Ddl Sicurezza promuoverà un evento pubblico e una conferenza stampa dentro il Parlamento Europeo per portare la discussione ad un livello superiore: il pericolo di una nuova Ungheria in Europa è qualcosa che deve riguardare tutti.
Nel week-end di metà febbraio (14-15) lanciamo una scadenza in tutti i territori del Paese che avrà, tra i diversi temi, anche quello di contrastare le “zone rosse”.
Il 15 e 16 marzo saremo presenti all’assemblea transnazionale del Network Against Migrant Detention.
Il 28, 29, 29 marzo attraversiamo l’assemblea europea Reset-Rete per lo sciopero sociale eco-transfemminista.
Rilanciamo la mobilitazione a Roma nel giorno dell’approvazione del Ddl. Sarà una giornata di blocco e di assedio, a partire da una piazza comune, nella quale la molteplicità delle pratiche che porteremo stanno dentro la cornice di esercitare conflitto e ampliare il consenso. Quella giornata non sarà solo un punto di arrivo, ma anche il punto di partenza di un percorso che –qualora il Ddl venisse approvato– ha un obiettivo comune e preciso: continuare a fare disobbedienza, scioperi, occupazioni di case, blocchi delle grandi opere e iniziare ad immaginare insieme un nuovo percorso per la democrazia.
Non si tratta solo di una serie di date ed appuntamenti. Le scadenze riflettono una discussione plurale che ha spaziato dal piano locale a quello nazionale, europeo e globale. Una discussione che ha evidenziato le differenti esperienze ma anche la volontà della creazione di uno spazio d’azione condiviso per creare un’opposizione ampia, plurale e radicale, all’altezza dellla sfida che il Governo Meloni ha messo in campo.
Nell’assemblea, per i GD è intervenuto Cesare Antetomaso; di seguito vi proponiamo il suo contributo.
“Mi riallaccio a quello che è accaduto ieri. Penso che l’ottima riuscita della tavola rotonda sia il frutto della continuità con la riuscitissima mobilitazione del 14 dicembre, costruita insieme. Questa è stata la spinta alla costruzione della consapevolezza delle ragioni profonde della nostra mobilitazione, che trova radice nella difesa del disegno di libertà e dei diritti fondamentali che sono nella nostra Carta costituzionale.
Ieri tutte le relatrici e i relatori ci ricordavano quanto questo complesso di norme sia un manifesto di qualcosa che non è “anticostituzionale” ma è totalmente al di là, al di fuori della Costituzione. Per contrastarlo, abbiamo effettivamente messo in piedi un percorso che sta andando oltre ogni nostra aspettativa. Riuscire a mettere allo stesso tavolo, per esempio Camere Penali e Magistratura Democratica e in più dirci che questo non ci basta perché dobbiamo andare oltre, è un fatto di grande portata.
In questo quadro, faccio una riflessione ad ampio raggio per quello che mi consente il tempo: il maggioritario, l’allontanamento voluto, perseguito con ferma determinazione, delle masse dalla politica si salda oggi con la concentrazione del potere in poche figure, anzi tendenzialmente in una sola con l’idea del premierato da un lato e dall’altro con la secessione dei ricchi, perché questo e non altro è l’autonomia differenziata. Si va esattamente in questa direzione, così come succede con le spinte all’asservimento totale agli Stati Uniti d’America di Trump. Tutto questo dove vuole spingerci? Fuori dallo spazio comune europeo, per far sì che nella “repubblichina” così disgregata si dispieghi compiutamente il progetto autoritario delle destre al governo.
Un progetto teso a mortificare tutti i soggetti della giurisdizione. L’attacco ai magistrati non allineati non è soltanto l’attacco a un preciso soggetto: li si vuole meri esecutori della volontà della maggioranza di turno —che poi, come giustamente è stato detto prima, è una ristretta minoranza del corpo elettorale proprio in ragione di quell’allontanamento di cui dicevo poc’anzi. E’ un attacco che colpisce e menoma anche il nostro ruolo di avvocati e avvocate e quindi in definitiva lede forse in maniera irreparabile i diritti civili e sociali di tutte e tutti noi.
Come accennavo anche ieri la dimensione europea è non solo importante ma fondamentale, così come agire, come sempre, sia in alto che in basso, come facciamo con l’intervento nelle scuole, nelle realtà sociali nelle quali continuiamo ad essere chiamati. Va compresa l’importanza dello spazio comune europeo perché è quello nel quale vuole agire il progetto autoritario, attraverso l’”ungherizzazione”, che è proprio il progetto perseguito dal sovranismo delle piccole patrie.
Una stagione simile a questa noi, come GD, l’abbiamo vissuta nel 2016 quando costruimmo insieme ad altri la grande mobilitazione contro il disegno di controriforma costituzionale, che contro tutte le previsioni iniziali non passò. Sicuramente l’obiettivo e il traguardo finale erano più semplici da individuare, perché con la vittoria nel referendum il risultato era raggiunto. Quindi, tutta quella grande opera di pedagogia costituzionale che facemmo nelle scuole e nelle realtà sociali ebbe un risultato tangibile immediato. Iniziammo a compiere un’operazione di messa in sicurezza della Costituzione. Oggi l’attacco è più scaltro: sono stati mobilitati giuristi di primissimo livello in questa opera, che comprende vari provvedimenti.
Ma non diamo per scontata l’approvazione del DDL. Certo, la non promulgazione della legge è un obiettivo altissimo, forse attualmente fuori dalla nostra portata. E allora, mi rivolgo ai rappresentanti istituzionali presenti: a loro dobbiamo chiedere, oltre al ripudio, che è stato già fatto da un certo punto di vista, di leggi come il Jobs Act, anche il ripudio dell’ideale sicuritario che parte da Minniti, passa per Salvini e arriva a Piantedosi. Questo DDL è inemendabile, andrà demolito integralmente: non c’è altra strada. Va cancellato così come il decreto Caivano. Purtroppo lo abbiamo già visto: nelle non molte occasioni in cui un’altra maggioranza si è affermata rispetto a quella di destra, i provvedimenti vergognosi dei precedenti governi non sono stati cancellati, o comunque è stato fatto troppe poche volte. Chi sta qua con noi in questa battaglia si deve prendere oggi l’impegno solenne, siglato con la cera lacca mi verrebbe da dire, che queste cose saranno i primi provvedimenti che verranno cancellati.
Concludo dicendo che c’è una congiuntura astrale favorevole rispetto alla questione europea. Il 5 e 6 febbraio 2025 anche noi, per il nostro impegno internazionalista, saremo a Bruxelles dove c’è una sessione del Tribunale Permanente dei Popoli sul Rojava. Il Tribunale in questa sede esaminerà atti che costituiscono gravi violazioni dei diritti umani fondamentali del diritto umanitario internazionale, che richiedono una attenzione urgente ed approfondita da parte della Comunità Internazionale, compiuti dalla Turchia nelle regioni del Nord Est della Siria a maggioranza curda. Ci saranno tante cose da fare a Bruxelles quei giorni. Bruxelles è casa nostra così come lo è Roma, così come lo sono le strade di questo continente.”
Da Roma è tutto. Ci vediamo on the road nei nostri territori, a cominciare dalla fiaccolata di venerdì 17 e in Europa. Contribuire è possibile per ognuna e ognuno di noi, mettiamoci in rete e più siamo, diversi ma insieme, meglio è.