La perizia medica sulla base della quale è stata disposta la sua scarcerazione afferma che per il pieno recupero delle funzioni vitali, cioè per uscire dal pericolo di vita, è necessario un trattamento di un anno, e dunque per tale periodo era disposta la sospensione dell’esecuzione della pena.
Invece, la serenità di cui dovrebbe godere il nostro Collega dapprima è stata interrotta nelle scorse settimane da un raid in casa sua, con perquisizione di computer e supporti informatici nell’ambito di un’operazione antiterrorismo; ieri, con il suo arresto, mentre si trovava su di un taxi, sulla base di un asserito, ma in realtà meramente strumentale, pericolo di fuga.
Il nostro Collega è stato condotto nel carcere di Edirne, e solo dopo sei ore gli è stato permesso di conferire con il suo avvocato, che gli ha scattato una foto dalla quale sono evidenti i segni di violenza subita in fase di fermo. Peraltro, non gli è stato neanche concesso di portare con sé i medicinali necessari alla sua sopravvivenza.
Chiediamo pertanto con forza l’immediata liberazione del nostro Collega e sollecitiamo le autorità italiane ed europee ad attivarsi immediatamente in tal senso.

I G.D. condannano l’arresto di Aytaç Ünsal
11 dicembre 2020
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