No all’attacco alla Costituzione

Lo dicevamo da tempo: l’attacco di Berlusconi é volto a destabilizzare

l’ordinamento costituzionale, come lo abbiamo ereditato dai nostri padri

costituenti.

Se in precedenza egli cercava di fare le cose in maniera coperta, oggi si sente

così sicuro da attaccare apertamente la Costituzione, per poter attuare una

riforma della giustizia che gli aggradi!

E’ evidente che l’obiettivo é ben più ampio della semplice separazione delle

carriere, ma va a coinvolgere il principio dell’obbligatorietà dell’azione

penale, l’esistenza di un unico Consiglio Superiore della Magistratura, la

nomina dei magistrati per concorso ed in definitiva l’autonomia e

l’indipendenza non solo del PM, che inevitabilmente finirebbe sotto le

direttive dell’Esecutivo, ma anche del Giudice, soprattutto se dovesse passare

la proposta, sino ad ora ventilata solo per il Giudice di Pace, di nomina

elettiva del magistrati.

Ciò che si mira a realizzare è uno Stato fondato sul potere del Capo, a ciò

legittimato da una serie di riforme, attuate a colpi di maggioranza, che

producono anche una radicale riforma della nostra Costituzione, in ciò favorito

dall’attuale (e vogliamo credere, momentanea) situazione politica; ciò che si

vuole è che il Capo, ed i suoi collaboratori, siano liberi di agire senza

fastidiose forme di controllo da parte di quel potere giudiziario che sino ad

oggi si è battuto per salvaguardare la propria indipendenza ed autonomia, in

ciò intralciando i propositi del nuovo Cesare.

Abbiamo sostenuto la battaglia della Magistratura non perché essa fosse immune

da pecche, come purtroppo il conflitto tra le Procure di Catanzaro e di

Salerno sta a dimostrare, ma perché siamo stati sempre fermamente convinti che

solo attraverso la difesa di quell’autonomia e di quella indipendenza si

potevano salvaguardare i diritti dei cittadini.

Oggi, di fronte al tentativo di attaccare la Magistratura attraverso una

riforma costituzionale, la necessità di una mobilitazione è ancora più

evidente.

Se non ci opporremo con fermezza e durezza a questi tentativi, se non

spiegheremo ai cittadini che cosa si nasconde dietro la pretesa

“modernizzazione del sistema”, fermo restando che, in ogni caso e per fortuna,

l’ultima parola spetta a loro, in sede di referendum (salvo la non credibile

ipotesi di approvazione da parte dei 2/3 delle Camere), ci troveremo in una

situazione di dittatura della maggioranza, se non del Capo, da cui sarà assai

più difficile uscire.

Occorre che le forze politiche di opposizione, le Organizzazioni Sindacali,

l’associazionismo, i singoli cittadini che hanno a cuore gli equilibri,

magistralmente calibrati, che sono a base della nostra Carta Costituzionale, si

muovano immediatamente per impedire o, quantomeno, ostacolare il disegno

eversivo, già emerso in passato, ma che in questi giorni si è evidenziato in

maniera inequivocabile: la sinistra ritrovi il suo orgoglio e contribuisca ad

impedire la formazione di uno Stato fondato non su regole condivise di

democrazia, ma su un potere politico che, sentendosi legittimato

dall’investitura popolare, vuole dettare ed imporre le regole della convivenza,

senza controlli e contrappesi.

15 DICEMBRE 2008

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI