Migranti e diritti primari

Basic needs are basic rights: i bisogni primari sono diritti fondamentali.

Questa mattina, per l’ennesima volta, le ruspe del Comune di Bologna hanno distrutto le baracche dei lavoratori migranti rumeni, costruite sul Lungoreno per ” ripristinare la legalità”.

Ma che legalità è mai questa che combatte e distrugge i più miseri ed indifesi abitanti della città, accanendosi sui loro beni che la fatica giornaliera nel cantiere permette di possedere, che divide le famiglie, le mogli dai mariti, i figli dai padri, i fratelli tra loro?

Non appartiene alla legalità omettere ogni intervento di controllo sui cantieri edili, sulle catene del subappalto che nascondono la forma moderna del caporalato.

Non appartiene alla legalità consentire alle imprese costruttrici l’appropriazione del valore aggiunto del lavoro migrante, realizzato con l’applicazione di tariffe inferiori al minimo sindacale, con la negazione del diritto all’assistenza previdenziale e sociale, con la negazione del diritto al riposo.

Non appartiene alla legalità negare ai più bisognosi l’accesso alle risorse, alle cure, alla salute, all’istruzione.

Non può esistere una definizione di diritti umani che prescinda dal rispetto dei diritti umani fondamentali, il primo ed inalienabile tra i quali è il diritto alla sopravvivenza, e dunque il diritto a nutrirsi, a ripararsi ed a proteggere la propria famiglia.

Lo sgombero e la distruzione delle baracche sono atti contro l’umanità, sono la strenua difesa di un sistema materialistico che prescinde dall’umanità e che per sopravvivere necessita di mantenere forme moderne di schiavismo.

Non condividiamo questo concetto di legalità, né come cittadini né come giuristi, riteniamo invece, che i bisogni primari costituiscano i diritti fondamentali dell’uomo.

Per questo rivolgiamo al Sindaco Cofferati, alla Giunta del Comune di Bologna, al Consiglio Comunale, l’invito ad una lettura attenta della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10.12.1948 e che le autorità locali facciano proprie le intenzioni contenute nel preambolo alla Dichiarazione medesima laddove si stabilisce che “che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.

Bologna, 19 ottobre 2005

Giuristi Democratici di Bologna

Commenti

2 risposte a “Migranti e diritti primari”

  1. Avatar GD Bologna
    GD Bologna

    Il testo della lettera pubblicata su La Repubblica – Cronaca di Bologna il 21 ottobre 2005.
    Lo sgombero del Lungo Reno ha riguardato soprattutto cittadini rumeni.

    * * * * *

    L’ultimo sgombero dei baraccati nel Lungo Reno sta dividendo le forze che compongono la maggioranza del consiglio e della giunta comunale. Siamo convinti, però, che queste forze stiano da tempo progettando cosa fare a partire dal primo gennaio 2007. Quel giorno i cittadini rumeni diventeranno cittadini europei come noi italiani. Avranno i nostri stessi diritti e doveri. Quelli che sono stati espulsi potranno tornare, quelli che hanno strenuamente resistito, rimarranno.
    E’ possibile che il governo italiano ne limiti per un certo periodo la libertà di circolazione e lavoro. Non è auspicabile, perché il cittadino europeo rumeno sarà comunque inespellibile e un simile provvedimento servirebbe solo a fomentare e perpetuare quel lavoro nero che ogni forza politica – di destra, di centro o di sinistra – certamente vuole combattere.
    Mancano 14 mesi al capodanno del 2007. Professionalità e capacità di progettare il futuro sono doti che contraddistinguono le forze politiche che governano Bologna e il nostro Sindaco. Siamo certi che ci si sta attrezzando perché quel brindisi non si trasformi in una emergenza.
    Sì, perché a partire da quel giorno, prima, durante e dopo le ruspe, il Comune di Bologna sarà chiamato a dare risposte ben diverse da quelle che intende o può dare oggi. L’assistenza e il ricovero del cittadino rumeno europeo diventerà un obbligo. Siamo sicuri che nessuno sta pensando a repliche di luoghi come Villa Salus, situazione emergenziale che a alla lunga può creare più problemi di quelli che risolve. Il Sindaco e le forze che lo sostengono stanno certamente progettando come tradurre i principi a loro cari di solidarietà, assistenza, promozione, in atti concreti. Sarebbe tragico sentirsi dire quel giorno di capodanno che c’è una nuova emergenza, quando da anni quella data è impressa nella mente di tutti coloro che sono fortemente e coerentemente europeisti.
    Dopo il brindisi per festeggiare l’arrivo del 2007, cosa farà Bologna per quei rumeni che, purtroppo, è facile pensare staranno ancora sul Lungo Reno o in altri luoghi simili e per quelli che torneranno nei luoghi da dove sono stati cacciati? Siamo certi che il Sindaco è già in grado di spiegare quale è il progetto su cui sta lavorando.
    Non vogliamo qui commentare né l’ultimo, né i precedenti sgomberi. Ci sentiamo però obbligati a segnalare tutta la nostra tristezza nel sentire definire i baraccati un fenomeno di pubblica sicurezza. Bologna ha la fortuna di ospitare una Facoltà di Giurisprudenza di alto profilo ed è lì che ci hanno insegnato come sicurezza e ordine pubblico siano quasi sempre parole usate come cortine fumogene sui problemi che il potere politico non riesce o non vuole affrontare.
    Bologna, 20 ottobre ’05
    Avv. Raffaele Miraglia – Associazione Nazionale Giuristi Democratici
    Avv. Nazzarena Zorzella – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione

  2. Avatar GD Bologna
    GD Bologna

    Il testo della lettera aperta inviata dall’International Alliance of Inhabitants (IAI)
    sulle violazioni commesse durante lo sgombero.

    Ristabilire la legalità violata dagli sgomberi dei baraccati del Lungoreno
    di Bologna

    20/10/05

    LETTERA APERTA A SERGIO GAETANO COFFERATI – SINDACO DI BOLOGNA

    per conoscenza:

    YVES CABANNES
    CONVENER UNITED NATIONS ADVISORY GROUP ON FORCED EVICTIONS (AGFE)
    NAIROBI – KENYA

    per conoscenza, alle Istituzioni, forze politiche e associazioni del
    Comune di Bologna:

    ADRIANA SCARAMUZZINO – VICE SINDACO
    GIANNI SOFRI – PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
    DESI BRUNO – GARANTE DEI DIRITTI DELLA LIBERTA’ PERSONALE
    PRESIDENTE COMMISSIONE SANITA’, POLITICHE SOCIALI, POLITICHE ABITATIVE
    CAPOGRUPPO CONSILIARE VERDI
    CAPOGRUPPO CONSILIARE RIFONDAZIONE COMUNISTA
    CAPOGRUPPO CONSILIARE DEMOCRATICI DI SINISTRA
    CAPOGRUPPO CONSILIARE RIFORMISTI PER BOLOGNA-LA MARGHERITA
    GRUPPO CONSILIARE VERDI – CONSIGLIERE
    GRUPPO CONSILIARE RIFONDAZIONE COMUNISTA – CONSIGLIERE INDIPENDENTE
    CAPOGRUPPO CONSILIARE IL CANTIERE PER IL BENE COMUNE
    COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA
    BOLOGNA SOCIAL FORUM ­ LISTA
    GIURISTI DEMOCRATICI AVVOCATI GIANANDREA RONCHI E MARINAPROSPERI
    RDB-CUB
    ASGI ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE
    UN PONTE PER…COORDINAMENTO BOLOGNA
    CENTRO DI ASCOLTO CARITAS
    ROBERTO COSTA OPERA NOMADI ROVIGO – referente per Bologna
    UNIONE INQUILINI

    per conoscenza:
    Alle associazioni di volontariato
    Agli Organi di stampa e radiotelevisivi

    Oggetto: Ristabilire la legalità violata dagli sgomberi dei baraccati
    del Lungoreno di Bologna

    Signor Sindaco,

    le scrivo a nome dell’International Alliance of Inhabitants (IAI), rete
    mondiale delle associazioni di abitanti per il diritto alla casa, che
    rappresento all’interno dell’UN-Advisory Group on Forced Eviction
    (UN-AGFE), essendone punto focale per l’Europa e il Nord America.

    Ho appreso dalle organizzazioni di volontariato, sociali, sindacali,
    istituzionali e politiche del Comune da lei amministrato che lei ha
    emesso un’ordinanza che ha causato nella giornata di ieri, 19/10/05, la
    demolizione di numerose baracche sul Lungoreno di Bologna (zona tra Via
    Triumvirato e Via Agucchi) e lo sgombero di molte persone, tra cui donne
    e bambini. Queste persone sono ora senza nessun riparo, subendo le
    intemperie di una stagione inclemente, con grave rischio per la loro salute.

    Al di là delle valutazioni di carattere umanitario, sociale e politico,
    considerando la sua sensibilità alle argomentazioni giuridiche, le
    vorrei ricordate che il Sindaco, ai sensi della Legge n. 833/78 è il
    responsabile primario della tutela della salute delle persone che
    abitano nel territorio che amministra, indipendetemente dal loro status.
    Perciò, l’assenza di qualsiasi intervento di tutela di questo
    fondamentale diritto si configurerebbe come violazione dell’obbligo di
    soccorso.

    Le ricordo inoltre l’art. 10 della Costituzione italiana, laddove
    stabilisce che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme
    del diritto internazionale generalmente riconosciute.

    Poiché L’Italia ha ratificato il Patto Internazionale sui diritti
    economici, sociali e culturali con la Legge n. 881 de 25/10/77, questo è
    diventato una legge dello stato. In particolare, è norma di legge
    l’articolo 11 del Patto laddove “gli Stati riconoscono il diritto di
    ogni individuo ad un livello di vita adeguato per se e per la sua
    famiglia, che includa alimentazione, vestiario, ed alloggio adeguati,
    nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita. Gli
    Stati parte prenderanno misure idonee ad assicurare l’attuazione di
    questo diritto….”.
    Più precisamente, i Commenti Generali n. 4 del 13/12/91 e n. 7 del
    20/5/97 del CESCR sull’art. 11 impongono interventi pubblici per
    impedire gli sgomberi, anche di insediamenti illegali, senza che vi sia
    un adeguata compensazione e rilocazione concordata con gli interessati.

    Inoltre, con Legge n. 176 del 27/5/91 e con gli art. 1 e 5 della Legge
    n. 104 de 5/2/92, l’Italia ha ratificato la Convenzione Internazionale
    sui Diritti dell’Infanzia che, con l’art. 27, stabilisce “Gli Stati
    parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle
    condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i
    genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare
    questo diritto e offrono, se del caso, un’assistenza materiale e
    programmi di sostegno, in particolare per quanto riguarda
    l’alimentazione, il vestiario e l’alloggio.”

    Per queste ragioni la sua ordinanza ha violato la normativa vigente.

    Questi diritti sono perciò giudiziabili a vari livelli.

    Le ricordo infine che lo scorso novembre 2004 la 33a Sessione del
    Comitato ONU sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, sulla base del
    Rapporto presentato dall’Unione Inquilini e dell’International Alliance
    of Inhabitants, ha severamente richiamato l’Italia a cambiare politiche
    per rispettare il citato art. 11, particolarmente per quanto riguarda le
    discriminazioni dei migranti e, in particolare, al rispetto del Commento
    Generale n. 7 sugli sgomberi.

    Per questi motivi la invito fermamente al rispetto delle normative
    internazionali e nazionali, intervenendo per porre immediatamente fine
    agli sgomberi e alle espulsioni e provvedendo invece alla immediata
    rilocazione, concordata ed adeguata, delle persone sgomberate.

    A tale scopo, la informo di avere già allertato il Coordinatore di
    UN-AGFE per chiedergli l’invio di una missione di monitoraggio della
    situazione, e la invitando nel contempo ad aprire un tavolo di confronto
    con tutte le parti interessate, al fine di stabilire un piano d’azione
    per il superamento delle baraccopoli e l’inserimento sociale,
    cominciando dalla stabilizzazione abitativa di tutte le persone.

    Confermo il nostro impegno e la nostra completa disponibilità a seguire
    il percorso indicato.

    Nell’attesa di un sollecito riscontro, saluti.

    Cesare Ottolini
    Coordinatore IAI