Sciopero dei magistrati

In difesa della Costituzione Repubblicana

La controriforma dell’Ordinamento giudiziario perseguita dal Governo

Berlusconi mette in discussione i meccanismi indispensabili per assicurare

il corretto esercizio dei poteri giudiziari, aggredisce i livelli di

indipendenza dei giudici e li sottopone a pesante condizionamenti gerarchici

burocratici e di carriera, destinati a compromettere l’imparzialità

dell’esercizio della giurisdizione e a impedire il controllo di legalità nei

confronti dell’esercizio dei poteri pubblici e privati.

Essa agisce ridimensionando al contempo, l’imparzialità del giudice (che

prefigura debole, isolato ed intimidito) e deresponsabilizzando il Pubblico

Ministero (che sottopone a pesanti condizionamenti gerarchici), ed arriva ad

intaccare la funzione giudiziaria nella sua stessa essenza: quella

dell’interpretazione della legge, travolgendo, così, anche il ruolo degli

avvocati.

Qui non sono in gioco questioni corporative che riguardano lo status o le

carriere dei magistrati: quello che emerge è un disegno di controriforma che

incide in profondità, non tanto sulla giustizia, quanto sulla democrazia,

sfigurando profondamente il modello di democrazia concepito dai padri

costituenti, basato sul pluralismo, la distribuzione e la diffusione dei

poteri.

E’ in gioco la possibilità stessa che il sistema giudiziario sia capace di

garantire l’eguaglianza e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.

In questo senso la controriforma della giustizia è uno dei tasselli più

importanti che si inserisce in un quadro molto più complessivo di riforma

dell’ordinamento che mira all’abbattimento dei caposaldi dello Stato

democratico, come configurato dalla Costituzione repubblicana, frutto della

resistenza e dell’antifascismo.

In questo quadro rientra la riforma della Costituzione che trasformerebbe

l’Italia in una monarchia elettiva e ridurrebbe il Parlamento in una sorta

di “Consiglio del Principe”, sfigurandone le funzioni e manomettendo la

Corte Costituzionale.

Vi rientra, altresì, la riduzione del pluralismo nei mezzi di comunicazione

di massa, e la liquidazione della RAI come servizio pubblico, attuata

attraverso la riforma Gasparri, la demolizione delle garanzie dello stato

sociale e dei diritti dei lavoratori, attuata colpendo la funzione pubblica

della scuola, con la riforma Moratti, deregolamentando il mercato del lavoro

con la legge 30, e ridimensionando il sistema pensionistico. Gli stessi

diritti fondamentali della persona sono a rischio quando la maggioranza vota

in Parlamento una legge che consente la tortura, se non reiterata, ed un suo

esponente aggredisce i giudici contestando il controllo di legalità con

riferimento ai fatti di Genova del luglio 2001.

Oggi, nella giornata dello sciopero dei magistrati proclamata dall’ANM, noi

vogliamo testimoniare che la Costituzione italiana è viva, vive nella

mobilitazione e nelle lotte degli operatori della giustizia, come in quelle

degli studenti, degli insegnanti, dei funzionari pubblici, dei lavoratori,

dei pensionati che resistono al regime che avanza.

Roma, 25 maggio 2004.

Associazione Giuristi democratici di Roma e del Lazio