Sull’astensione dei magistrati – giugno 2002

ANCORA SULL’ASTENSIONE

Ancora una volta il mondo giudiziario è sconvolto da altri scioperi e da altri

blocchi dell’attività giudiziaria.

Questa volta sono i magistrati che, a grandissima maggioranza, hanno deciso di

protestare contro un’ennesima richiesta di deroga ad un Parlamento che ha

mostrato una grande disponibilità ed una scarsa propensione ad un dibattito

serio ed approfondito sulle richieste del Governo.

La vicenda delle leggi sulle rogatorie, sul falso in bilancio, sul rientro dei

capitali illegalmente trasferiti all’estero, sull’abolizione della tassa di

successione, mostra in tutta evidenza un’affidabile previsione di un Parlamento

sollecito ad approvare in poche ore provvedimenti legislativi sicuramente

incisivi sugli assetti economici e sulla legalità dei comportamenti.

Il motivo della protesta è nel denunziato pericolo di un attentato al principio

di indipendenza della magistratura, finora garantito da un organo di

autocontrollo composto prevalentemente da giudici, con cospicua rappresentanza

del mondo politico.

Il proposito del Governo, e di chi, anche investito di potere politico, non

intende tollerare alcun controllo di legittimità sulle sue attività pubbliche e

private, appare volto ad incidere sull’indipendenza della magistratura,

stabilendo forme di controllo politico, attraverso l’interferenza del ministro

sulla formazione, la carriera ed il passaggio di funzione dei magistrati.

E’ opportuno ricordare che la proposta governativa è coeva ad altra di

iniziativa parlamentare, che prevede pesanti condizionamneti sull’indipendenza

del magistrato, posto alla mercè dell’imputato appena sorpreso ad esprimere un

pensiero o a partecipare a manifestazioni.

Il coordinamento Giuristi Democrativi è parte in causa nella battaglia per la

tutela dell’independenza della magistratura, valore costituzionale di garanzia

e di liberta, uguaglianza dei cittadini, controllo di legalità.

Lo sciopero (astensione dalle udienze) proclamato dalla Camere Penali, per due

giorni ed alla vigilia di quello dei magistrati, non coglie (volutamente?) il

cuore delle questioni poste dalla ANM: se sarà garantita una magistratura

indipendente e libera di svolgere le sue funzioni nei confronti di qualsiai

imputato.

Peraltro, la stessa motivazione della delibera dell’Unioncamere appare

volutametne fuorviante nell’indicare, tra le ragioni dell’astensione, il

mancato coinvolgimento degli avvocati nelle scelte del governo.

Si trattava di cogliere l’opportunità di intervenire su un tema fondamentale,

dopo la disattenzione con la quale la stessa Unioncamere ha assistito a

modifiche processuali e sostanziali finalizzate a risolvere particolari

processi ed alla creazione di fatto di un doppio modello processuale: quello

per i ricchi, superassistito, supergarantito, e con tempi da prescrizione, e

quello per i poveri, rapido, efficace, e con difesa eventuale.

La terzietà del giudice, la separazione delle carriere (posto che questa sia

garanzia di complemento alla prima; il che è da discutere), uniche

preoccupazioni delle Camere Penali, sono meri formalismi se non ancorati al

principio della separazione dei poteri dello Stato ed alla indipendenza della

Magistratura, oggi in crisi dalla continua prevaricazione del Governo, dalla

incapacità del Parlamento di esercitare un libero ed indipendente potere

legislativo, e dal controllo totale e dequalificante della comunicazione di

massa.

Per il fututo di una avvocatura legittimata ad essere protagonista di una

grande battaglia di valori, di dignità, e concretezza di esercizio della

funzione difensiva, è necessario contrastare le scelte di pregiudizio dei

principi di democrazia, indipendenza dei poteri dello stato, eguaglianza dei

cittadini di fronte alla legge, e comprendere che l’indipendenza

dell’avvocatura ed il diritto del cittadino ad un giudice terzo, hanno ragion

d’essere solo se viene difeso il principio della separazione dei poteri.

E’ il nostro contributo ai penalisti italiani per una forte discussione sulla

giustizia, consapevoli che qui ed oggi è in corso una battaglia tra una pretesa

di impunità (e non importano i mezzi: mancanza di investimenti per strutture

adeguate, modifiche legislative trasversali, controllo sulla magistratura – con

o senza la separazione delle carriere -, seria depenalizzazione, certezza della

pena) ed il rispetto della legalità e della democrazia.

Coordinamento Nazionale dei Giuristi Democratici.