Il presidente dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici illustra le motivazioni dell’iniziativa volta a rafforzare la battaglia contro il Decreto, ormai Legge Sicurezza.
Il Convegno promosso da Associazione Nazionale Giuristi Democratici e il Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, Università di Padova vuole rappresentare l’occasione di una significativa discussione per approfondire gli aspetti di incostituzionalità in generale dell’intero impianto del decreto e anche dei singoli articoli.
Presentazione dell’Avvocato Roberto Lamacchia.
“Già il Disegno di Legge 1660 ci aveva molto preoccupato per alcuni aspetti che ci parevano anticostituzionali. Poi c’è stata l’incredibile accelerazione che ha portato alla trasformazione del Disegno di Legge in Decreto Legge e su questo c’è un primo punto su cui invitiamo tutti a ragionare e cioè la incostituzionalità di questo Decreto Legge per la mancanza di quei requisiti di necessità ed urgenza, previsti dall’articolo 77 della Costituzione. Si è trattato di una vera e propria umiliazione del Parlamento che non può e non deve essere fatta passare sotto silenzio. Da un Disegno di Legge che il parlamento avrebbe dovuto/potuto modificare nelle sue parti più critiche siamo arrivati a qualcosa che è diventato immediatamente Legge visto che naturalmente l’approvazione da parte del Parlamento è ormai perfettamente pacifica perchè tutte le volte il Governo pone il voto di fiducia. E’ automatico che ciò che il governo ha deciso con il suo decreto diventi legge.
Come succede sovente questo decreto mescola insieme cose diverse, assolutamente non collegabili tra di loro. Un difetto che attiene alla capacità di legiferare del governo e del parlamento.
Nel merito penso che si debba rilevare come l’intero impianto sia caratterizzato da una visione pan penalistica che trasforma tutte le ragioni, i motivi di dissenso della società in reato e come tale sottoponibile a sanzioni penali.
La mancanza della volontà, della capacità di accettare il dialogo con il dissenso e combatterlo attraverso una franca discussione è stato accantonata questa possibilità e la si è trasformata in nuovi reati o inasprimenti di pene.
L’aumento di pene non ha mai portato maggiore sicurezza ai cittadini. Questo direi che è un dato assolutamente scontato.
Se a questo si aggiunge che sono stati inseriti quattordici nuovi reati più inasprimenti di pena per almeno altri nove reati, questo è in qualche misura in totale contrasto con le parole del Ministro Nordio. Nordio dice che la colpa del sovraffollamento carcerario è dei magistrati. E’ evidente che nel momento in cui si introducono nuovi reati qualcuno, qualche cittadino bene o male finirà nelle grinfie della giustizia e quindi andrà a contribuire al sovraffollamento carcerario. Questo è un dato che caratterizza tutto l’impianto del decreto di legge.
Credo che sia opportuno affrontare in sede di discussione, di dialogo tutti i singoli problemi legati ai casi specifici, entrando nel merito delle disposizioni. C’è solo da fare una scelta perché sono talmente tanti i punti discutibili, controversi e a nostro giudizio incostituzionali che si occuperebbe un intero volume se si volesse entrare nel merito.
Abbiamo pensato di affrontare questo discorso attraverso un impegno unitario di accademia, avvocati e magistrati che dovrebbe cominciare attraverso questo incontro proposto per il 21 giugno a Padova.
Verranno affrontate nella mattinata le questioni di incostituzionalità legate alle singole norme e nel pomeriggio gli avvocati, che sono maggiormente interessati sotto questo profilo, discuteranno della preparazione di istanze di legittimità costituzionale che potrebbero essere diffuse in tutta Italia e presentate nel momento in ciò serva, cioè all’interno del singolo processo.
Ci sono tantissimi aspetti su cui discutere. Ne cito alcuni.
Forse il più evidente, che potrà portare immediate conseguenze negative, è quello della trasformazione in reato del blocco stradale, fatto tra l’altro con una serie di assurdità, tipo quella di inserire nei reati il blocco stradale anche quello fatto dal singolo cittadino, quindi il singolo cittadino con il proprio corpo potrà essere punito se questo corpo ha in qualche modo disturbato, intralciato, impedito la circolazione. E’ vero che avrà una pena ridotta rispetto al blocco stradale fatto da una collettività, da una comunità, però è sempre come minimo ridicolo avere messo una norma di questo genere.
Altro tema è quello dell’occupazione delle case, che già oggi è previsto come reato, non sono delle novità assolute, la novità assoluta è l’inasprimento delle pene che porta a impedire qualunque tentativo di apportare una soluzione al drammatico problema abitativo della casa.
C’è poi una evidente intenzione di combattere il dissenso attraverso lo strumento penale. Se si vede l’inasprimento delle pene previsto per la resistenza e violenza a pubblico ufficiale, che viene aggravata qualora la resistenza e violenza sia commessa proprio nei confronti del pubblico ufficiale, ma mi chiedo nei confronti di chi altro potrebbe essere commessa. Il suo risultato è che comunque ci sarà un inasprimento di pene che sono già estremamente elevate.
Un tentativo che ho definito una sorte di ballon d’essai è quello che hanno introdotto i legislatori inserendo l’istituto della resistenza passiva nel nostro codice. In pratica giurisprudenza, accademia, tutti hanno sempre ritenuto che la resistenza passiva non costituisse reato. Oggi si prova ad inserire questo concetto all’interno di una situazione particolare, cioè quella del carcere e anche dei CPR. Chi all’interno di questi luoghi di detenzione rifiuta di obbedire all’ordine dell’autorità, quindi del secondino, insomma di chi gli detta un determinato ordine tipo quello di rientrare in cella, si siede per terra per protesta nei confronti di questa richiesta, automaticamente commette reato di resistenza con le pene che abbiamo detto che per il 337, che vanno da 6 mesi a 5 anni, ma che poi viene aggravato dal fatto che è commesso nei confronti del pubblico ufficiale.
Per continuare in questa veloce segnalazione c’è il problema delle donne incinte che tornano ad essere incarcerabili. Questo ci fa ricordare tutta una serie di film del passato con Sofia Loren che continuava ad avere gravidanze onde evitare il carcere. Il problema è che un tema di questo genere non può certo essere affrontato con lo strumento carcerario così come è stato individuato.
Ci sono un paio di altre piccole cose, che tanto piccole non sono, che voglio citare.
Una è quella delle carte telefoniche per il cittadino extracomunitario. Nel disegno di legge si prevedeva che fossero concesse solo a seguito di presentazione del permesso di soggiorno, a seguito di pressioni da parte del Presidente della Repubblica, almeno così ritengo, si è un pochino modificato e ammorbidito questo concetto per cui la carta telefonica viene concessa dietro presentazione di un qualunque documento di identità, ma noi sappiamo che sovente il cittadino extracomunitario non ha nessun documento di identità.
L’ultimo punto che mi piace citare è quello che riguarda le forze dell’ordine a cui viene oggi consentito il porto di una pistola diversa dalla pistola di ordinanza anche nella vita quotidiana al di fuori dell’esercizio delle funzioni di pubblico ufficiale.
Questo francamente insieme con l’incremento dei poteri dei servizi segreti che possono acquisire notizie e informazioni anche dagli istituti pubblici, porta a dei timori concreti circa lo stato della democrazia in Italia.
Abbiamo ritenuto che indispensabile fosse tentare di porre subito un argine all’entrata in vigore di questo Decreto legge attraverso la predisposizione in maniera coordinata, preparata, approfondita di strumenti che vadano a metterne in discussione almeno alcuni aspetti o addirittura, come dicevo prima, l’intero impianto qualora venga rilevata una incostituzionalità per la mancanza di quei requisiti di necessità ed urgenza.”

Programma
- 9:00-9.30
Apertura dei lavori e saluti introduttivi
Marco Mascia, Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, Università di Padova
Roberto Lamacchia e Aurora d’Agostino, Co-Presidenti dell’Associazione Giuristi Democratici
- 9:30-13:00
Coordina: Paola Degani, Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Università di Padova
Intervengono
Alessandra Algostino, Università di Torino
Fabio Corvaja, Università di Padova
Antonello Ciervo, Unitelma, Sapienza Università di Roma
Paolo De Stefani, Università di Padova
Antonio Cavaliere, Università di Napoli
Gian Luigi Gatta, Università Statale di Milano
Chiara Pigato, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – ASGI
Evento in fase di accreditamento
- 13.00 – 14.00
Pausa pranzo
- 14:00 – 16.30
Tavola Rotonda
Confronto operativo su possibili strategie di contrasto alla normativa
Per partecipare è necessaria l’iscrizione al link.
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