Con la votazione alla Camera dei Deputati di ieri, 19 giugno, il Parlamento italiano ha definitivamente approvato il d.d.l. Calderoli che dà il via alla realizzazione della cosiddetta Autonomia differenziata che vede allineate in posizione già matura per l’attuazione le regioni che hanno approvato le c.d. preintese tra Stato e Regioni interessate: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Il progetto può ben definirsi eversivo in quanto mina dalle fondamenta le linee disegnate da madri e padri costituenti della solidarietà e della dignità della persona umana, andando a stravolgere i principi fondamentali dell’unità della Repubblica e dell’uniformità dei diritti personali e delle prestazioni sul territorio nazionale.
La legge appena approvata, nel disegno politico della maggioranza parlamentare, dovrebbe essere attuativa di quella riforma del Titolo V della Costituzione che, sconsideratamente, fu approvata anche dal c.d. centrosinistra, per ragioni di malcelata strategia politica e che il prof. Gianni Ferrara —alla cui memoria è dedicata la sezione romana della nostra associazione— definì come un esempio di insipienza giuridica e politica.
Il nuovo testo del Titolo V della Costituzione, all’articolo 116, comma terzo, prevede la possibilità che le Regioni ordinarie possano ottenere «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» in alcune materie di competenza esclusiva dello Stato e cioè giustizia (limitatamente all’organizzazione dei giudici di pace), norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, nonché in tutte le materie a legislazione concorrente tra lo Stato e le Regioni di cui all’art. 117, co. 3o Cost. «nel rispetto dei principi di cui all’art. 119» tra i quali si esplicitano quelli di «promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’esercizio dei diritti della persona».
La riforma Calderoli, viceversa, in pieno contrasto con il dettato costituzionale, consente da una parte di devolvere interamente le materie enumerate —e nelle “preintese” la Lombardia e il Veneto hanno richiesto tutte le materie— e, dall’altra, di non ancorare le richieste al rispetto dei principi che determinano lo scopo per cui le eventuali forme di autonomia siano concesse dallo Stato e cioè per finalità perequative per le aree più disagiate.
Come Giuristi Democratici abbiamo fin da subito contestato la riforma, anche negli organismi dei quali facciamo parte: dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, a Salviamo la Costituzione, dal Tavolo No AD (Autonomia Differenziata), alla Rete dei Numeri Pari e da ultimo a “La Via Maestra”, nonché ai comitati di scopo che negli ultimi anni hanno promosso opera di informazione critica su un processo attuativo sviluppatosi per anni in forma nascosta e lontana dai riflettori dei media.
I maggiori partiti di opposizione parlamentare, sotto la spinta delle numerose e sempre più partecipate manifestazioni indette, si sono finalmente risvegliati da un torpore perdurante da tutta la precedente legislatura, opponendosi al d.d.l. Calderoli e promuovendo la manifestazione di piazza tenutasi il 18 giugno scorso a Roma: una piazza traboccante di cittadine e cittadini uniti, con la presenza anche della maggioranza dei sindacati, oltre che dei partiti di sinistra, delle forze sociali e delle associazioni, che si sono detti contrari non solo all’autonomia differenziata, ma anche alle avviate riforme costituzionali del cosiddetto “premierato” —che demolisce i poteri del Presidente della Repubblica e del Parlamento— e della Giustizia —che mina l’indipendenza della magistratura.
Si apre pertanto una fase in cui, sia le opposizioni parlamentari, sia le opposizioni presenti nella società civile sono chiamate a unirsi per contrastare, principalmente con gli strumenti referendari, un pacchetto di riforme che stravolge l’ordine istituzionale ed i principi della Costituzione della Repubblica italiana, una e indivisibile. Quei principi affermati dalla Resistenza e dalla lotta al nazifascismo e consacrati nella Carta costituzionale, invisi tanto all’attuale maggioranza di governo quanto alle squadracce fasciste come quella che ha vigliaccamente pensato di manifestare il proprio orientamento contrario aggredendo brutalmente nella Capitale un gruppo di studenti di rientro proprio dalla manifestazione dell’altrieri, ai quali va la nostra piena solidarietà.
20 giugno 2024
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI