La condanna, ferma e risoluta, delle violenze su cose e persone avvenute in Rosarno da parte di molti stranieri non significa omettere di valutare le cause di una simile reazione, né, meno che mai, trascurare la reazione addirittura bestiale di parte della popolazione locale, fomentata proprio da chi quelle cause ha creato.
Siamo, infatti, di fronte ad uno sfruttamento sistematico della mano d’opera straniera, utilizzata spregiudicatamente, sfruttando quello stato di clandestinità cui buona parte di quei lavoratori sono spinti, da un lato, dal bisogno e dall’altro, da una normativa e da una politica miope e feroce.
Occorre, dunque, ripensare integralmente la questione immigrazione, consentendo l’emersione del lavoro nero di lavoratori clandestini o anche regolarmente soggiornanti, ripristinando condizioni di legalità e di umanità nel rapporto di lavoro; recuperare quell’atteggiamento di solidarietà e di soccorso nei confronti dei soggetti più bisognosi, che ha sempre caratterizzato la gente del Sud Italia, ancora memore della condizione di emigrazione vissuta in passato; punire gli autori delle violenze, da qualsiasi parte siano state provocate.
Non operare in questo senso significa farsi complici di una condizione al limite dello schiavismo che disonora il nostro paese.
Torino, 11 gennaio 2010
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
Sui fatti di Rosarno: contro ogni violenza, ma è indispensabile ripensare la questione immigrazione
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