Sull’astensione indetta dall’UCPI per l’ottobre 2003

Il Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici

considerato

che la Giunta dell’Unione delle Camere Penali ha deliberato l’astensione

dalle udienze e dalle altre attività giudiziarie per i giorni 13-14-15-16 e

17 ottobre 2003, confermando lo stato di mobilitazione dell’avvocatura

penale;

che i Giuristi Democratici hanno già affermato in occasione della precedente

astensione del maggio 2003, come le ragioni poste dall’Unione delle Camere

Penali a base della loro iniziativa siano in buona misura condivisibili, in

particolare laddove attengono alla gravità della situazione ed alla

necessità di affrontare in modo complessivo una reale riforma del sistema

giustizia;

che, in effetti, la giustizia italiana appare carente sotto il profilo dei

mezzi, che vengono di continuo ridimensionati, mancante del numero dei

magistrati e del personale necessario affinché l’attività giudiziaria possa

svolgersi in condizioni di normalità, nonché di un controllo penetrante

della professionalità di magistrati, avvocati e funzionari;

che gli interventi legislativi e giurisprudenziali che si sono susseguiti

dal 1989 ad oggi hanno privato il processo penale della sua iniziale

identità, senza sostituirla con un’altra ben definita;

che deve essere chiaro a tutti che la realizzazione di un processo giusto,

con effettive garanzie di difesa, da svolgersi in dibattimento, non appare,

allo stato, praticabile, in quanto esso richiede l’impiego di tempi e di

risorse economiche accessibili solo a pochi imputati, mentre per gli altri

la definizione dei processi avviene fuori dalle regole del contraddittorio e

dell’oralità, attraverso il massiccio ricorso ai riti alternativi, con

conseguente sacrificio delle garanzie dell’imputato;

che, dunque, è necessario riflettere se questo modello di giusto processo

risponda alle esigenze di tutela dei diritti dei cittadini, siano essi

imputati o persone offese dal reato;

che le critiche al sistema giustizia dovrebbero andare oltre a quelle

proposte dall’U.C.P.I. e riguardare, ad esempio, il tema delle condizioni

carcerarie, dell’uso sproporzionato di risorse per reprimere, anche sul

piano processuale, fatti quali l’immigrazione illegale, in assenza,

sovente, di qualsivoglia garanzia;

che, dunque, l’attuale sistema giustizia, per il modificarsi continuo di

norme anche sul piano sostanziale, sembra orientato solo a colpire la

marginalità sociale e non a tutelare, anche attraverso la dovuta

considerazione delle persone offese e la ricerca di mezzi di soddisfacimento

delle ragioni delle stesse, beni di effettiva rilevanza collettiva (salute,

ambiente, ecc.);

che la separazione delle carriere non può essere agitata come la panacea di

ogni male e come ineludibile momento di applicazione del principio della

terzietà del giudice, stabilito dall’art. 111 Cost., posto che una seria ed

effettiva separazione delle funzioni, già prevista dall’art. 107 Cost.,

comma 3, consentirebbe di evitare le disfunzioni e le distorsioni

verificatesi a causa del passaggio senza limiti tra le funzioni giudicanti e

requirenti, mentre il principio della terzietà del giudice dovrebbe essere

verificato nel processo;

che, pertanto, la separazione delle carriere finisce per diventare, nell’

attuale situazione politica, un ulteriore strumento per sottrarre a

qualsiasi controllo le dinamiche del potere economico, indebolendo la

magistratura e subordinando il P.M. all’esecutivo;

che, dunque, una richiesta del tutto legittima rischia di essere

strumentalizzata, in nome del principio del giusto processo, per scopi molto

meno nobili;

ribadito

che il ricorso, ancora una volta, allo strumento dell’astensione, con le

motivazioni ricordate e per 5 giorni, appare da un lato eccessivo e dall’

altro scarsamente incidente sui reali problemi che affliggono la giustizia

in Italia;

che è necessario avviare, come auspicato (ma poi non attuato) anche dall’

Unione Camere Penali, un confronto autentico e serrato sui grandi temi della

giustizia, che coinvolga tutte le realtà interessate

dichiara

di non aderire alla forma di protesta dall’astensione dalle udienze, ma

ribadisce la disponibilità dei propri aderenti a proseguire nell’attività di

riflessione, proposta e partecipazione a tutte le iniziative di confronto

sui temi individuati, nella ricerca di strumenti alternativi e di

superamento dell’astensione dalle udienze e nel confronto con l’Unione delle

Camere Penali.

29/09/2003

Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici