Sull’astensione dei penalisti del 18 aprile 2002

NO ALL’ASTENSIONE DALLE UDIENZE PROCLAMATA DALL’UCPI

La complessa vicenda che attraversa il sistema giustizia è caratterizzata da

un attacco senza precedenti ad alcuni valori di rango costituzionale.

In questi mesi abbiamo assistito ad una produzione legislativa ( vedi legge

sulle rogatorie e riforma del falso in bilancio ) che, pur partendo da

legittime aspettative di riforma e di adeguamento, è riuscita a creare

ingiustificate situazioni di privilegio, in contrasto con il principio di

uguaglianza e di legalità, essendo evidente la diretta interferenza tra tale

normativa e i casi giudiziari che vedono coinvolti i massimi esponenti del

potere esecutivo.

Anche la recente legislazione anti-terrorismo (emanata con il consenso di parte

dell’opposizione) erode in modo significativo il principio di tassatività

della norma penale: l’eccessiva indeterminatezza delle condotte rischia di

avere ripercussioni negative sulla libertà personale ( e non solo).

Analogo ragionamento va fatto con riferimento ai recenti disegni di legge

governativi che, pur richiamandosi alla necessità di una attuazione corretta ed

effettiva del principio del giusto processo, costituiscono un manifesto

tentativo, di svuotare la funzione giurisdizionale e che portano un sostanziale

attacco all’indipendenza della magistratura.

Gli aspetti più gravi e preoccupanti delle ultime proposte avanzate dal

Governo, che richiedono la nostra concreta mobilitazione per impedire che

vengano approvate sono in particolare:

1) la previsione dell’obbligo di astensione del giudice

motivata da MANIFESTAZIONI di PENSIERO o dall’adesione ad ASSOCIAZIONI O

MOVIMENTI di pensiero, in aperto contrasto con l’art. 21 della Costituzione,

2) la possibilità di ricusare un giudice sulla base del

semplice SOSPETTO che sia turbata la sua libertà di determinazione

3) la previsione dell’applicabiltà obbligatoria delle

attenutanti generiche nel caso in cui un imputato che abbia più di 65 anni, o

nel caso in cui per effetto della diminuzione della pena il reato risulti

estinto per prescrizione, norma che sembra ritagliata apposta per alcuni

imputati eccellenti.

4) norme che sono chiaramente finalizzate ad intimidire il

giudice e, queste si, contrariamente alle opinioni politiche, destinate a

turbare la libertà di determinazione del giudice, quali la previsione di pene

fino a 18 anni di carcere per il nuovo reato di “abuso giudiziario”.

5) norme che sono volte chiaramente a svuotare di poteri e

di funzioni l’organo di autogoverno della magistratura, trasferendole in gran

parte alla Corte di Cassazione, alla quale peraltro accederebbero solo

magistrati scelti all’interno di una rosa di concorrenti proposti dal ministero

della Giustizia con conseguente GRAVE pregiudizio dell’indipendenza e

dell’autonomia del potere giudiziario rispetto al potere esecutivo.

Stupisce dunque, e appare strumentale al disegno complessivo di attacco al

potere giudiziario perseguito dal governo, l’astensione dalle udienze indetta

dall’UCPI, non già volta contro i predetti disegni di legge ma solo ed

esclusivamente contro la proposta del governo in tema di separazione delle

funzioni.

Diciamo allora NO all’astensione indetta per il 19 aprile 2002, con alcune

brevi osservazioni:

1) la separazione delle carriere appare strumento assai pericoloso e che nulla

ha a che vedere con la pretesa terzietà del Giudice la quale viceversa, ha a

che fare con la “cultura della giurisdizione” che deve accomunare Giudici,

Pubblici Ministeri ed Avvocati. Il rischio di un assoggettamento del P.M.

all’esecutivo, anche se solo eventuale, giustificherebbe da solo il rifiuto di

una tale impostazione. Siamo comunque consapevoli dell’importanza del

dibattito su questo tema, senza chiusure preconcette; riteniamo tuttavia che

l’approccio complessivo alla riforma della giustizia renda oggi improponibile

una discussione che appare strumentale alle ambizioni di alcuni, e non certo

alla realizzazione di quel giusto processo che non può prescindere dal rispetto

del principio di uguaglianza e di sottoposizione di tutti i poteri al principio

di legalità.

2) Non condividiamo il silenzio dell’UCPI nei confronti degli altri disegni di

legge, che sembrano avere come comune denominatore la futura impossibilità di

celebrare i processi.

La difesa dell’indipendenza della magistratura non é battaglia in favore della

magistratura stessa, ma é battaglia in favore dei diritti dei cittadini tra i

quali c’é quello, costituzionalmente garantito, di essere giudicati da una

magistratura indipendente. Il che non significa schierarsi a favore della

irresponsabilità dei singoli magistrati, ed anzi solo il potenziamento di una

reale indipendenza, che non è mai privilegio, può comportare maggior assunzione

di responsabilità.

3) L’arma dell’astensione dalle udienze appare strumento assai sensibile, che

non può essere roteato come una clava, senza rispetto dei diritti dei cittadini

ad ottenere un celere processo, ogni volta che non venga accolta dal Governo o

dal Parlamento l’impostazione dell’UCPI.

Per tali ragioni siamo contrari alla giornata dell’astensione dalle udienza

proclamata per il giorno 19 aprile 2002, e invitiamo i colleghi che condividono

il contenuto di questo comunicato a non aderire all’iniziativa dell’UCPI.

18 Aprile 2002

Il Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici