In difesa di Ocalan

In difesa di Ocalan

Il COORDINAMENTO NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI, preso atto delle notizie

allarmanti che il collegio di difesa del Presidente Abdullah Ocalan ha diffuso

in un suo comunicato indirizzato ai giuristi, agli intellettuali e alla società

civile europea, e in coerenza con l’impegno da sempre avuto a sostegno della

giusta lotta del popolo Kurdo, esprime la più ampia e attiva solidarietà con

gli avvocati e i giuristi impegnati in Turchia a difesa dei diritti umani e

delle fondamentali garanzie giuridiche.

A tal fine sottolinea che.

a) permane l’estrema gravità della condotta delle autorità Turche che limitano,

condizionano e apertamente ostacolano i rapporti tra il Presidente Ocalan e i

suoi difensori: Già normalmente limitati ad un’ora di colloquio settimanale, in

condizioni di mancanza di riservatezza, spesso i rapporti vengono interrotti

con ragioni pretestuose: attualmente è da circa sette settimane che gli

avvocati non incontrano il loro assistito. Ragione ufficiale di tale situazione

sarebbero le cattive condizioni atmosferiche, che impedirebbero di raggiungere

la sperduta isola di Imrali. Ovviamente tali condizioni valgono solo per gli

avvocati, ma non per il via vai di militari che raggiungono l’isola normalmente;

b) nonostante l’abolizione della pena di morte, le condizioni di detenzione del

Presidente Ocalan restano durissime, anzi, hanno conosciuto negli ultimi tempi

un ulteriore aggravamento. La disumana condizione di isolamento (unico detenuto

su un’isola a tre ore di nave dalla terraferma, circondato da quattromila

militari) si accompagna a restrizioni e divieti indegni di un paese civile: il

prigioniero può ricevere solo tre giornali, a scelta del direttore del carcere,

può ascoltare solo un canale radio, ed esattamente il canale radio ufficiale

dello stato, non può avere più di tre libri alla volta, non può avere

televisore, non può ricevere (salvo che ciò, come abbiamo visto, non sia

ostacolato dalle autorità) che i propri avvocati per un’ora a settimana e gli

stretti congiunti di primo grado, che sono poi i fratelli, i quali, abitando ad

oltre mille chilometri dal carcere, in realtà riescono ad andare al carcere al

massimo una volta al mese: Inoltre il Presidente Ocalan è sottoposto a

sorveglianza integrale e ininterrotta a mezzo telecamere per 24 ore al giorno,

può godere di una sola ora di aria al giorno, che trascorre in un cortiletto

circondato da mura alte dieci metri, ed infine soffre di problemi respiratori

che le condizioni di detenzione aggravano progressivamente: Il Presidente

Ocalan è oggi il prigioniero più isolato e più sorvegliato al mondo;

c) sebbene nella scorsa estate qualche timido segnale di apertura sia giunto

dalla Turchia, il livello di rispetto e tutela dei diritti umani in quel paese

è ancora ben lontano dagli standard europei: ancora vengono segnalati centinaia

di casi di tortura, di detenzione illegale, di abusi da parte delle forze di

polizia, ancora casi di sparizioni e di omicidi di oppositori politici per mano

di ignoti, di condizioni di detenzioni disumani e degradanti, di processi

svolti in aperta violazione delle garanzie di difesa, di pressioni e

intimidazioni, fino all’arresto e\o alla condanna dei difensori di oppositori

politici, di aperta limitazione della libertà di stampa e di informazione, con

la chiusura di giornali e periodici, il tutto a danno dell’opposizione politica

in generale, ma con particolare rilevanza nei confronti della popolazione Kurda;

d) è convinzione dei Giuristi Democratici Italiani che il rispetto dei diritti

umani e dei diritti nazionali del popolo Kurdo costituisca la prima e più

importante condizione per l’ingresso della Turchia in Europa, oltre che per

l’avvio di un processo di evoluzione democratica in tutto il Medio Oriente. La

civiltà giuridica che noi conosciamo e difendiamo non potrebbe tollerare

condizioni di esercizio del potere giudiziario e di polizia come quelle vigenti

ancora, e purtroppo, in Turchia, né condizioni di detenzione come quelle

vissute dal Presidente Ocalan innanzitutto, ma anche dagli altri 12.000

prigionieri politici kurdi e turchi. Appare perciò assolutamente necessario

continuare ed anzi, rafforzare l’impegno che come giuristi, e come società

civile italiana ed europea abbiamo dimostrato negli ultimi anni a sostegno

della lotta del popolo Kurdo, per una svolta democratica reale e profondo in

Turchia e in Medio Oriente,

e) questa battaglia conosce oggi un passaggio decisivo, che si concentra

proprio attorno alla figura del Presidente Ocalan: occorre necessariamente

riconoscere al Presidente Ocalan il suo ruolo di guida e simbolo della lotta

del popolo Kurdo, e quindi riconoscere che come sono stati atti politici: di

pirateria politica, il suo arresto e la sua condanna, così sarebbe un atto

politico, di giustizia politica, la sua liberazione; essa costituirebbe il

segnale più convincente che davvero una svolta è in atto in Turchia, e che una

svolta in senso democratico è possibile in tutto il Medio Oriente. Per questa

ragione come Giuristi Democratici Italiani appoggiamo con convinzione ogni

sforzo per la liberazione di Abdullah Ocalan, dichiarando la nostra piena

disponibilità a collaborare con chiunque, organismi, singoli, associazioni,

istituzioni, si batte, in Turchia e in Europa, per la libertà del Presidente

Ocalan.

13.11.2002

IL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI GIURISTI DEMOCRATICI

Commenti

4 risposte a “In difesa di Ocalan”

  1. Avatar Redazione
    Redazione

    Il destino di Abdullah Ocalan, simbolo per un ventennio dell’identità e
    dell’ansia di riscatto di un popolo negato, è oggi inseparabile dalla speranza
    di una soluzione pacifica e democratica della questione kurda in Turchia e in
    tutto il Medio Oriente.
    E’ impensabile l’ingresso della Turchia nell’Unione europea senza un’amnistia
    generale per i prigionieri politici, di cui Ocalan è il più rappresentativo e
    il più pesantemente isolato dal mondo, e senza un vero dialogo con la
    popolazione kurda, di cui Ocalan è il leader riconosciuto non solo in Turchia.
    In altri termini, l’incolumità e la libertà di Abdullah Ocalan sono la
    condizione fondamentale per il successo della sua proposta di pace e dignità e
    per ogni sviluppo positivo per il popolo kurdo e per il popolo turco.
    Viceversa, ogni peggioramento della sua situazione rischia di precipitare
    nuovamente l’Anatolia in una drammatica guerra civile.
    La figura di Ocalan è la chiave di volta della pace e della guerra oggi come
    quattro anni fa, quando a Roma chiese asilo per sé e un’iniziativa di pace per
    il suo popolo, ed ottenne dalla magistratura il riconoscimento dell’asilo
    politico dopo l’illegale sequestro e la condanna a morte in Turchia, poi
    commutata nel carcere a vita.
    Le forze politiche italiane che, al tempo della permanenza di Ocalan a Roma,
    assunsero unanimemente impegni volti a permettere una giusta pace nel Kurdistan
    turco, sono portatrici di una particolare responsabilità, anche per aver a suo
    tempo dichiarato che avrebbero garantito in ogni caso l’incolumità del leader
    kurdo. Questo attribuisce il dovere giuridico di vegliare sull’incolumità e di
    rivendicare la liberazione di Abdullah Ocalan, a tutte le forze e le
    personalità rappresentative della società italiana una particolare
    responsabilità nei confronti di Ocalan e del popolo dell’esodo, che tuttora
    guarda all’Italia con fiducia.
    Queste responsabilità intendiamo assumerci in prima persona.
    La responsabilità di difendere dalla criminalizzazione e dalla rimozione un
    processo di liberazione che ha rifondato l’identità negata di un popolo.
    La responsabilità di rompere quotidianamente il muro di silenzio che vorrebbe
    blindare le mura della cella di Imrali e di tutte le carceri ed i tribunali
    speciali.
    La responsabilità di difendere ed affermare, insieme al diritto d’asilo degli
    esuli kurdi, la loro identità linguistica e culturale e il diritto al ritorno
    in sicurezza e democrazia.
    La responsabilità di rilanciare quel processo di dialogo e di pace, cui
    l’Italia s’impegnò anche con atti parlamentari prima della partenza da Roma di
    Abdullah Ocalan.
    20 febbraio 2003

    Primi firmatari: Tom Benettollo (Arci), avv. Arturo Salerni, avv. Desi Bruno e
    Fabio Marcelli (Giuristi democratici), Vincenzo Miliucci (Conf. Cobas), Carmine
    Malinconico e Dino Frisullo (Azad), Davide Berruti (Assopace), Fabio Alberti e
    Anna Marconi (Un ponte per), Teresa Quattrociocchi (Donne in nero), Luciano
    Muhlbauer (Sin-cobas), on. Ramon Mantovani, on. Tiziana Valpiana (PRC), on.
    Mauro Bulgarelli (VERDI) on. Giorgio Panettoni (DS), EMP Luisa Morgantini
    (PRC), Saviano Giovani ( Centro di solidarietà internazionalista), Emilio
    Delmastro (Ass. Pro Natura), avv. Milena Mottalini, Elena Doni, Pucci De
    Giovanni, Marco Bersani, Silverio Tomeo, Elisabetta Cassano, Giacinto Giuliani,
    Adelaide Gaggio, Sergio Brenna, Don Luigi Ciotti, Nella Ginatempo, Alex
    Zanotelli, Antonella Marrone, Piero Bernocchi (Cobas), Sergio Razzore, Flavio
    Lotti (Tavola della pace), Vittorio Agnolotto, Gianni Minà,

  2. Avatar Redazione
    Redazione

    ASRIN HUKUK BUROSU
    Tel. +90 212 292 95 51/52 Fax. +90 212 292 95 53
    Adres: Asmali Mescit Mah. Sehbender Sok. No: 18/3 Tunel
    Beyoglu – Istanbul

    Al Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura, dei Trattamenti e delle
    Pene Disumane e Degradanti

    Rapporto d’aggiornamento a riguardo dello stato di salute di Abdullah Ocalan

    Il Vostro Comitato già in precedenza, per tre volte, ha visitato e verificato
    le condizioni di detenzione del nostro cliente Abdullah Ocalan, che si trova
    imprigionato e confinato da solo in una cella nel carcere chiuso di Imrali.

    Nelle nostre precedenti relazioni, scritte ed orali, a Voi presentate, abbiamo
    tentato di spiegare che il Sig. Ocalan si trova sottoposto a vari trattamenti
    ed è tenuto in condizioni che violano la legge sulla discriminazione e il
    principio d’eguaglianza e che ciò è una violazione degli standard fondamentali
    sui prigionieri e i detenuti.

    Vorremmo dichiarare che ancora oggi queste condizioni negative continuano
    ugualmente. Inoltre, in aggiunta a questi problemi, dei quali Vi abbiamo
    precedentemente informato, vorremmo qui aggiungere un altro problema che è,
    secondo l’opinione del nostro cliente ed anche secondo la nostra, di
    fondamentale importanza.

    Nel suo incontro con i suoi legali, il 6 agosto 2003, il sig. Ocalan ha
    dichiarato che i suoi problemi di salute sono diventati ancora più gravi e ci
    ha chiesto di prendere delle iniziative riguardo a tale questione.

    Come noto, il nostro cliente da quasi 5 anni si trova in regime di isolamento
    in una cella ad Imrali. Queste condizioni di isolamento, sotto le quali il
    nostro cliente è tenuto, insieme alle condizioni climatiche ed ambientali
    dell’isola, gli hanno causato problemi fisici e psicologici. Il nostro cliente
    ha parlato dei suoi problemi di salute nel corso dei nostri incontri in tante
    date diverse e ha anche dichiarato d’avere bisogno di essere sottoposto ad un
    esame complessivo della sua salute. Come suoi avvocati siamo ricorsi alle
    istituzioni competenti in Turchia, che sono il Dipartimento della Giustizia, la
    Direzione Generale del sistema penitenziario e carcerario e il Procuratore capo
    di Bursa, spiegando lo stato di salute del nostro cliente e chiedendo che egli
    sia sottoposto a esame da medici specialisti. Comunque, secondo un’attenta
    lettura dei rapporti che sono stati inviati alla Corte Europea per i Diritti
    Umani, che abbiamo ottenuto anche noi, abbiamo potuto constatare che gli esami
    medici cui il nostro cliente è stato sottoposto non consistevano in altro che
    nella misurazione della pressione sanguigna, della temperatura e simili e,
    visto che il medico aveva avuto soltanto quindici minuti di permesso per
    visitare il nostro cliente, gli è stato impossibile definire una diagnosi
    corretta o prescrivergli una terapia a lungo termine.

    Durante l’ultima visita legali-cliente, che si è tenuta il 6 agosto 2003, egli
    ha dichiarato che le sue condizioni di salute stavano segnatamente
    deteriorandosi sottolineando la necessità di un intervento urgente. Riteniamo
    che sarebbe più appropriato esprimere le richieste e i reclami del Sig. Ocalan
    attraverso le sue proprie parole.

    “Secondo la prospettiva della salute, le condizioni, fisiche, ambientali e
    climatiche di Imrali per il corpo sono molto deterioranti. L’effetto dell’aria
    umida è pesante, ho un’angina cronica. Ciò mi causa un’infezione alla gola che
    produce uno sfogo. Questo sfogo è peggiorato, specialmente da un anno a questa
    parte. Alcune volte ho bisogno di pulirmi questo muco dalla gola ogni minuto.
    Uno sfogo liquido interno diventa sempre più consistente. Questo ha causato una
    sensazione di bruciore alla lingua e al palato, sto perdendo il mio senso
    dell’olfatto, mi lascia senza respiro e mi desta dal sonno. I medici che sono
    venuti ad Imrali mi hanno prescritto alcune medicine, le stesse di cui facevo
    uso in passato, faccio uso di un tipo di spray nasale che mi da sollievo
    temporaneamente, ma che non è efficace nel tempo. Quello di cui sono
    effettivamente preoccupato è se questi sintomi sono segni di una malattia
    diversa. Ma, potrebbero essere, per esempio, collegati ai polmoni o ai reni?
    Sono preoccupato che questi sintomi presto prenderanno un corso pericoloso. Non
    credo che sia possibile risolvere le mie condizioni attuali all’interno della
    struttura amministrativa di Imrali. A questo proposito, se si considera
    l’importanza della mia salute per la Turchia e il popolo kurdo, non credo che i
    miei problemi di salute dovrebbero essere ignorati. Per questa ragione credo
    che il Comitato contro la tortura del Consiglio d’Europa dovrebbe visitare
    l’isola per verificare personalmente le mie condizioni. C’è bisogno di
    stabilire se le condizioni di qui siano o non siano conformi agli standard e ai
    principi del Comitato. La mia richiesta al Comitato è quella di venire qui con
    una squadra di medici, così che io possa essere sottoposto ad un check-up
    completa. Da 5 anni sto rimanendo da solo nell’isola di Imrali. Questa squadra
    di medici dovrebbe passare 24 ore con me, nella mia camera, per monitorare. Nel
    rapporto medico che prepareranno, tenendo in considerazione le condizioni
    climatiche e di vita, se io possa o non vivere in queste condizioni, quanto
    tempo ancora la mia costituzione corporea potrebbe resistere a queste
    condizioni e deve stabilire quanto ancora potrei rimanere qua.”

    Siamo preoccupati che il più fondamentale dei diritti del nostro assistito, il
    diritto a vivere, sia minacciato. È per questo che vogliamo sottolineare
    l’importanza a che il Vostro Comitato prenda le precauzioni che mettano sotto
    protezione le condizioni di vita e dei problemi di salute del nostro assistito.

    Per la serietà con cui il Vostro Comitato da importanza all’argomento, per
    fornire condizioni più dettagliate a riguardo delle condizioni di salute e di
    vita del nostro assistito, con lo scopo di riferirvi le nostre osservazioni,
    ritenendo che sarebbe di beneficio che c’incontrassimo direttamente, chiediamo
    un incontro con il Vostro Comitato in una data a Voi conveniente.

    Auspicando in una Vostra risposta positiva e augurandoVi buon lavoro, salutiamo
    distintamente.

    Istanbul, 13 agosto 2003

    Avv. Aysel TUGLUK
    Avv. Bekir KAYA
    Avv. Mahmut SAKAR

  3. Avatar Redazione
    Redazione

    Appello per il trasferimento e la tutela dalla vita di Abdullah Ocalan!

    Destano continua e crescente preoccupazione le condizioni di salute di Abdullah
    Ocalan, recluso ormai da quasi cinque anni nell’isola di Imrali, senza che gli
    sia consentito di incontrare i suoi avvocati e senza la possibilità di visite
    mediche da parte di sanitari indipendenti.
    Sembra anzi di poter affermare che è in atto una spietata strategia volta alla
    liquidazione fisica del leader kurdo, come del resto esplicitamente ammesso da
    un generale turco durante una riunione a Bruxelles, in una dichiarazione che è
    stata ripresa dalla stampa turca.
    Se tale scellerata strategia avesse successo si realizzerebbe una vera e
    propria catastrofe. Siamo infatti convinti che il destino personale di Ocalan
    sia fortemente intrecciato con quello della pace in Turchia e nell’intera
    regione medio-orientale. Il contributo che il leader kurdo può offrire appare
    estremamente prezioso nel momento in cui si evidenzia il fallimento della
    strategia unilateralista degli Stati Uniti e crescono di giorno in giorno le
    difficoltà per la pace. Sarebbe drammatica, in tale contesto, una ripresa del
    conflitto del Sud-Est della Turchia che deve essere evitata salvaguardando la
    vita di Ocalan e con il riconoscimento dei diritti del popolo kurdo e
    un’effettiva democratizzazione dell’intera Turchia.
    Ciò appare indispensabile per risolvere in modo pacifico la questione kurda e
    porre le premesse della pace nell’intera regione, della democrazia in Turchia e
    dell’ammissione della stessa nell’Unione europea.
    Quest’ultima ha importanti responsabilità. Il dialogo con la Turchia deve
    proseguire nella prospettiva dell’ammissione, ma a condizione che rilevanti
    avanzamenti siano effettivamente realizzati sulla strada della tutela dei
    diritti umani e dell’instaurazione dello Stato di diritto. Non possono essere
    tollerati pericolosi arretramenti e reviviscenze di un conflitto che va
    superato nella prospettiva del pieno accoglimento dei principi democratici.
    Ancora più consistenti, sono, al riguardo, le responsabilità, anche morali,
    dell’Italia, Paese che a suo tempo accolse Ocalan e gli concesse, sia pure
    tardivamente, asilo politico con una sentenza del Tribunale di Roma. Oggi, che
    l’Italia è in prima fila nel caldeggiare l’ammissione della Turchia all’Unione
    europea, il suo governo deve chiedere con forza a quello di Ankara il pieno
    rispetto dei diritti umani, ivi compresi quelli di Ocalan. Chiediamo inoltre
    che sia lo stesso Presidente della Repubblica, in quanto supremo garante
    dell’ordine costituzionale e dell’onorabilità del nostro Paese in sede
    internazionale, a farsi carico di un passo in questo senso presso il governo
    turco.
    Ciò, tanto più che il trattamento riservato al leader kurdo, con una detenzione
    in isolamento che dura oramai da quasi cinque anni, appare vietato dalle
    Convenzioni europee e internazionali applicabili.
    In tale prospettiva, chiediamo che una delegazione di avvocati e di medici, con
    la partecipazione del Comitato contro la tortura del Consiglio di Europa, possa
    recarsi ad Imrali per accertare le condizioni di salute di Ocalan. La visita
    del Comitato appare necessaria ed opportuna se si considera che il suo mandato,
    stabilito dall’art. 1 della Convenzione europea contro la tortura è quello di
    esaminare il trattamento delle persone private della loro libertà al fine di
    rafforzare, se necessario, la tutela di tali persone dalla tortura e da
    trattamenti o punizioni disumane o degradanti.
    Chiediamo inoltre, unendoci all’appello lanciato da Amnesty International e da
    altre organizzazioni per la tutela dei diritti umani la fine immediata della
    condizione di isolamento di Ocalan e l’adozione di ogni misura volta a
    garantirne l’incolumità e la salute.

    Primi firmatari:
    Avv. Arturo Salerni, Avv. Luigi Saraceni, Avv. Giuliano Pisapia, Avv. Carmine
    Malinconico, Avv. Desi Bruno,
    Fabio Marcelli e Domenico Gallo (Giuristi democratici), Angela Belli (Ass.
    AZAD), Davide Berruti (Associazione per la Pace), Gennaro Migliore,
    On. Fausto Bertinotti, On. Ramon Mantovani, On. Elettra Deiana, On. Giovanni
    Russo Spena, On. Franco Giordano, On. Graziella Mascia, On. Nichi Vendola,
    Sen. Tommaso Sodano, Sen. Luigi Malabarba, Piero Bernocchi (Cobas)

  4. Avatar Redazione
    Redazione

    La Turchia scherza col fuoco – Öcalan non ritiene più garantita la sicurezza
    della sua vita (Comunicato stampa dello studio legale Asrin Hukuk Bürosu, del
    1° settembre 2005)
    Dal 1° giugno 2005 gli avvocati di Abdullah Öcalan non hanno più alcun contatto
    con il loro assistito; egli rifiuta le visite dei suoi avvocati a seguito
    dell’entrata in vigore, proprio in giugno, d’una nuova legge che prevede il
    controllo diretto dei colloqui tra legali e assistiti, che avvengono infatti in
    presenza di rappresentanti dell’ufficio del pubblico ministero.
    Dal 1° giugno solo per quattro volte i familiari hanno avuto la possibilità di
    contatto con Abdullah Öcalan; per poterlo vedere i familiari sono stati
    obbligati a sottoporsi a umilianti controlli personali. Ulteriori visite sono
    state arbitrariamente negate dalle autorità turche. Secondo le affermazioni del
    fratello del leader kurdo, risulta ulteriormente inasprita la già dura
    condizione d’isolamento di Abdullah Öcalan; egli è, allo stato attuale, alle
    mercè delle angherie e delle continue provocazioni degli addetti alla
    sorveglianza, per non parlare del fatto che gli avvocati di Öcalan subiscono
    restrizioni che limitano le loro possibilità di difenderlo: 12 dei suoi legali,
    d’ufficio, sono stati sollevati dall’incarico di difesa; verso altri avvocati
    sono stati avviati procedimenti giudiziari ed è stato imposto loro l’ordine di
    non espatriare. Inoltre la possibilità per Abdullah Öcalan di prendere aria è
    stata limitata a 60 minuti al giorno, il cheha comportato un ulteriore
    peggioramento del suo stato di salute. In base alle dichiarazioni di Mehmet
    Öcalan si sono ingrossate le cisti tumorali alla testa, si è acuita la sinusite
    cronica e sono aumentati notevolmente i disturbi respiratori, a causa delle
    infiammazioni croniche alle vie respiratorie. I controlli medici si limitano a
    visite superficiali. Inoltre, ci informa il fratello di Öcalan, al leader kurdo
    vengono consegnati solo una volta al mese alcuni giornali di vecchia data. Un
    altro elemento accresce le preoccupazioni: Öcalan, in conseguenza delle
    crescenti provocazioni del personale addetto alla sorveglianza, non ritiene che
    sia più garantita la sicurezza della sua esistenza.
    L’iniziativa internazionale di pace è del parere che tali minacce alla vita di
    Öcalan potrebbero condurre a conseguenze non prevedibili, nell’ambito del
    conflitto turco-kurdo. Ad ogni modo, la situazione di tensione nei territori
    kurdi di Turchia non concede alcuno spazio all’ottimismo. Recentemente il Primo
    Ministro turco Erdogan aveva di fatto riconosciuto la Questione Kurda, dopo che
    erano ripresi gli scontri tra guerriglieri kurdi e unità dell’esercito turco. In
    conseguenza di tale riconoscimento, la parte kurda aveva proclamato un mese di
    tregua, ma si è trattato di una proposta bruscamente rigettata dai militari
    turchi. Al gesto di buona volontà da parte kurda è seguito come risposta
    l’incremento delle operazioni militari dell’esercito turco. Assemblee pacifiche
    di civili kurdi, che chiedevano di riavere i corpi di guerriglieri kurdi uccisi
    nel corso di operazioni militari, sono state sciolte, da parte delle forze di
    sicurezza turche, ricorrendo alla violenza: ciò ha causato altre vittime e
    ulteriori feriti.
    Per impedire una escalation del conflitto occorre un impegno della comunità
    internazionale. L’Unione Europea può assumere un ruolo importante, visto che è
    difficile immaginare la futura appartenenza all’UE stessa di un Paese che
    sistematicamente viola i diritti umani; anche il Consiglio d’Europa e il
    relativo Consiglio dei Ministri non possono rimanere a guardare, limitandosi a
    osservare le sistematiche violazioni della Convenzione Europea per i Diritti
    Umani, senza tuttavia far nulla. Occorre spingere la Turchia ad assumere un
    atteggiamento costruttivo riguardo alla Questione Kurda. Un primo passo potrebbe
    consistere nel richiedere alle autorità turche un miglioramento delle condizioni
    di detenzione di Abdullah Öcalan.
    Si al Dialogo – No alla Violenza!
    Immediata abolizione delle condizioni detentive in isolamento di Abdullah
    Öcalan!