L'appello
dei GD citato nell'articolo può essere letto nella sezione Comunicati di questo sito.
Il programma dell’Unione delineava in modo chiaro quali dovevano essere le modifiche da apportare alla sciagurata riforma Castelli dell’ordinamento giudiziario, ma l’emergere di contrasti ha indotto il ministro Mastella a ritardare per mesi la presentazione di un disegno di legge e oggi costringe il Senato a discutere in fretta una parziale modifica della legge Castelli. L’incubo del 31 luglio – data ultima entro la quale devono essere approvate le nuove norme – ha indotto a stralciare parti importanti del disegno di legge sulle quali il centrosinistra è diviso, alla faccia del programma presentato agli elettori. La corsa contro il tempo ha finito per produrre un risultato: acuire la necessitĂ per le associazioni dei magistrati e degli avvocati di far sentire la loro voce e, soprattutto, di alzare i toni sulle istanze piĂą corporative. Così la prossima settimana gli avvocati manifesteranno contro le ingerenze dell’ANM e i magistrati contro quelle degli avvocati. In realtĂ alcune associazioni di avvocati, si veda l’Associazione Nazionale Forense, apprezzano l’impianto complessivo delle modifiche in via di approvazione. E anche trai magistrati emergono significative divergenze. Deve essere chiaro che oggi al Senato si stanno approvando poche, ma essenziali modifiche. Si elimina la sostanziale separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri prevista dalla legge Castelli e si introduce una rigorosa separazione fra le due funzioni. Si elimina il sistema dei concorsi per la carriera e si introduce una valutazione periodica del magistrato con criteri chiari e predefiniti di giudizio. Si introduce un limite temporale alle funzioni direttive in magistratura. Si eliminano le interferenze della Scuola Superiore della Magistratura sulla valutazione dei magistrati. Non tutte le modifiche sono pienamente condivisibili, ma tutte sono migliorative e, soprattutto, tutte eliminano i piĂą eclatanti pericoli contenuti nella legge Castelli per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Anche quella proposta dall’ulivista Manzione e approvata con i voti dell’opposizione. Se le astensioni indette da alcune associazioni di avvocati mirano a far entrare in vigore la legge Castelli e non si possono condividere proprio per il loro contenuto, la decisione dell’ANM di indire uno sciopero dei magistrati è fonte di fortissima perplessitĂ . Nessun dubbio che anche i magistrati abbiano il loro diritto di sciopero, ma per il fatto di incarnare uno dei poteri dello Stato questo diritto non può che esplicarsi con modalitĂ e finalitĂ del tutto peculiari. Se si tratta di scioperare contro un disegno di legge in via di approvazione che regola il proprio ordinamento, solo forti ragioni di pericoli costituzionali possono giustificare una tale scelta. E questi pericoli non appaiono all’orizzonte. Come Giuristi Democratici, quando i ritardi nella discussione della legge sembravano pregiudicare ogni mutamento, avevamo lanciato un appello per una rapida approvazione di quelle modifiche che riteniamo fondamentali e irrinunciabili. Oggi ci sembra di poter dire – salvo smentite nelle prossime votazioni – che gran parte di quelle indicazioni stanno per essere recepite, ma che rimangono aspetti da modificare e sui quali si dovrĂ tornare, fra i primi le regole di accesso alle scuole di specializzazione propedeutiche al concorso di accesso alla magistratura – per eliminare i rischi di una preselezione basata sul reddito della famiglia d’origine – e la norma sull’organizzazione gerarchica delle Procure della Repubblica.
Raffaele Miraglia (Associazione Giuristi Democratici)