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Difendiamo il diritto alla genitorialitĂ  delle coppie omosessuali
Redazione 22 giugno 2023 19:04
Pubblichiamo il comunicato dell'Assemblea della sezione padovana dei Giuristi Democratici sulla questione sollevata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova in ordine all'inclusione della mamma di intenzione nell'atto di nascita dei figli

SABATO 24 GIUGNO, ALLE ORE 11, DAVANTI AL MUNICIPIO DI PADOVA I GIURISTI DEMOCRATICI PARTECIPANO ALLA MOBILITAZIONE IN SOLIDARIETĂ€ ALLE FAMIGLIE OMOGENITORIALI

L’impugnazione proposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova, per la rettifica dell’atto di nascita di 33 bambini e bambine qui nate dal progetto genitoriale di due donne, pare davvero un grave regresso al “normativismo”, in un sistema che si rifiuta di considerare e disciplinare positivamente la realtà esistente, determinando un gravissimo vulnus alla vita ed ai diritti dei bambini, delle bambine e delle mamme interessate.

Stupisce anzitutto la tempistica: vero che per la facoltà di intervento della Procura in materia di registrazioni anagrafiche non è previsto alcun termine di decadenza, ma pare evidente che l’esercizio dell’attività di “vigilanza” a distanza di anni contrasta anzitutto con quello che viene definito normalmente il principio dell'"affidamento". Le mamme che nel 2017 hanno dichiarato la nascita di figli e figlie  e che per sei anni hanno potuto gestire la propria genitorialità così profondamente voluta in maniera paritaria, così come tutte quelle che hanno voluto e potuto farlo successivamente, si trovano oggi a rischio di esserne improvvisamente estromesse- senza alcuna colpa- con un “colpo di mano” intervenuto tardivamente, per motivi difficilmente comprensibili e giustificabili, visto che tutti gli atti in questione sono stati messi a disposizione della Procura entro 48 ore dall’annotazione.

Cos’è cambiato, giuridicamente parlando, tra il 2017 e la data odierna? La sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 30.12.2022 e la circolare del Ministero dell’Interno del 19 gennaio scorso? No, lo diciamo chiaramente. Quella sentenza, e quella circolare, si riferiscono alla GPA (gestazione per altri), vietata dalla legge 40/2004 e per cui è all’esame del Parlamento addirittura la perseguibilità “universale”, contro la quale ci siamo già ampiamente espressi.

Ma qui si parla di PMA (procreazione medicalmente assistita), che, pur non essendo consentita in Italia alle coppie dello stesso sesso, è pratica ben diversa e non assimilabile (per la verità, neppure punibile, ai sensi della stessa legge 40, art. 12 co 8) e che neppure il disegno di legge proposto dalle forze di maggioranza ed oggi all’esame del Parlamento include nella richiesta di perseguibilità “universale”.

Di più, la stessa Legge 40, all’art. 8, prevede espressamente che “I nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o di  figli riconosciuti della coppia che ha espresso la  volontà  di  ricorrere alle tecniche medesime ai sensi dell'articolo 6”.

E quale sarebbe il principio di “ordine pubblico” con cui contrasterebbe la registrazione come mamma di due donne che hanno costruito insieme un progetto genitoriale (intuitivamente più faticoso ed intenso di quello di una coppia eterosessuale che può ricorrere alla PMA anche in Italia)? Su quale principio di ordine pubblico si può fondare, considerato anche che la normativa sulle unioni civili è di fatto una presa d’atto dell’esistenza e legittimazione delle famiglie omosessuali ?

Ed infine, ma non per importanza, ricordiamo che sia la giurisprudenza nazionale (di legittimità e costituzionale) che quella delle Corti Europee affermano costantemente, inascoltate, l’assoluta necessità di garantire ai minori interessati pienezza dei diritti (ed il diritto al nome ed all’identità personale rientra indubbiamente tra quelli fondamentali, che vanno comunque e sempre affermati in ottemperanza alle Convenzioni Internazionali a cui il nostro paese ha aderito e in primis alla Convenzione Onu sui diritti dei fanciulli e degli adolescenti). Monito che anche a seguito della circolare (in materia di GPA, non di PMA, ribadiamo) emessa dal Ministero, è stato ribadito il 30 marzo scorso dal Parlamento Europeo.

Non possiamo tollerare l’introduzione di fatto di una nuova categoria di “figli illegittimi”, con diritti limitati, per effetto dell’inerzia di Stato.

Per questo ci permettiamo di auspicare che la Procura della Repubblica di Padova, re melius perpensa, voglia rinunciare alle 33 domande di rettifica degli atti di nascita (più o meno risalenti) dei figli delle coppie omosessuali proposte davanti al Tribunale di Padova, in considerazione dei gravissimi (ed ingiusti) danni che ne derivano alle donne ed ai minori interessati, della sostanziale assenza di motivi di ordine pubblico che li giustifichino, e, tra l’altro, dalla mancanza di un espresso divieto alla registrazione di detti atti.

Ci sentiamo impegnati, moralmente e professionalmente, a sostenere in ogni sede necessaria ed utile, la battaglia di queste donne, del loro progetto genitoriale, per l’affermazione del diritto alla crescita felice ed egualitaria dei loro bambini e delle loro bambine e per la salvaguardia della dignità della persona nonché del pieno riconoscimento della laicità della famiglia, intesa come istituto di rilevanza giuridica, oltre che sociale che oggi assume forme plurali che anche il nostro ordinamento riconosce

Padova, 22 giugno 2023

 

L’ASSEMBLEA DEI GIURISTI DEMOCRATICI DI PADOVA - SEZIONE G. AMBROSOLI