La pubblicazione del D.Legge n. 29 del 5 marzo 2010 costituisce una gravissima ferita al nostro ordinamento costituzionale e rende evidente la crisi in cui si dibatte la nostra democrazia per i comportamenti tracotanti, intimidatori ed eversivi della maggioranza di governo.
Il D. Legge emanato appare, prima facie, incostituzionale, come hanno affermato molti illustri costituzionalisti, sotto numerosi profili: in primo luogo, non si tratta di una norma interpretativa, come si sostiene nel testo: é evidente che una norma che contenga una proroga dei termini per la presentazione delle liste, come avviene all'art. 1, comma 4 del D.L. 29/2010, non contiene alcun elemento interpretativo, ma introduce una disposizione nuova, dunque valida, in ogni caso, solo per il futuro.
In secondo luogo, la L. 400/88 sottrae la materia elettorale ai decreti legge; dunque, non sarebbe stato possibile al Governo intervenire con provvedimento provvisorio ed urgente nella materia. E ciò vale anche se la L. 400/88 é legge ordinaria, perché essa é assistita da una sostanziale riserva di legge, emergente dall'art. 72, comma 4 Cost..
Ed ancora: una norma interpretativa autentica di altra norma non può essere emessa da organo diverso da quello che aveva emesso la prima norma e, dunque, dal Parlamento e non dal Governo.
Vi é, infine, una violazione della par condicio in materia elettorale, nel momento in cui l’offerta elettorale in ordine alla quale il diritto si esercita non è stata avanzata nel pieno rispetto della parità delle parti.
In definitiva, il Governo ha stravolto le regole del gioco utilizzando uno strumento improprio per ottenere un indebito vantaggio a favore della propria parte politica e ciò costituisce un gravissimo precedente che mina le basi stesse del nostro assetto costituzionale.
Ciò si dice a prescindere, poi, dal merito delle " interpretazioni" che tendono a ridurre a semplici aspetti burocratici elementi di forma, quali l'autenticazione corretta delle firme, che costituiscono la garanzia dell' uguaglianza di trattamento e della certezza del diritto.
Pur comprendendo le difficoltà in cui si é trovato il Presidente della Repubblica, che ha evidentemente scelto il male minore, ci rammarichiamo della sua firma in calce a quel provvedimento che ben avrebbe potuto essere omessa a fronte degli evidenti aspetti di incostituzionalità del Decreto sottopostogli ed invitiamo tutti i cittadini a far sentire alta la loro protesta, e non per l'eventuale riammissione delle liste escluse, ma per il vulnus alle regole democratiche che il Decreto comporta.
Avv. Roberto Lamacchia
Presidente Associazione Nazionale Giuristi Democratici
Comunicato del Presidente dei GD sul decreto legge 29 del 5 marzo 2010 sulla modifica alla legge elettorale.