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No all'aumento delle spese militari, sì a una seria negoziazione ed a tutte le iniziative umanitarie utili per porre fine alla guerra in Ucraina
Redazione 30 marzo 2022 16:17
I Giuristi Democratici chiedono al Governo e al Parlamento italiano di non votare l'aumento delle spese militari e di fermare la corsa al riarmo, aderendo invece a tutte le iniziative nel segno della pace, dalla carovana "Stop the war" del primo aprile in Ucraina alla Marcia straordinaria della pace e della fraternitĂ  Perugia-Assisi del prossimo 24 aprile

Il 24 febbraio 2022, la Federazione russa con a capo Vladimir Putin ha invaso il territorio dell’Ucraina, Stato libero e sovrano, bombardando città e paesi, uccidendo civili e sconvolgendo la vita di 44 milioni di persone: questa è la fotografia che da oltre un mese il mondo ha davanti agli occhi.

Un mese è un tempo infinito: un tempo colpevolmente perduto dai Paesi e dagli organismi internazionali dai quali l’opinione pubblica mondiale sta attendendo un segnale condiviso, deciso, reale, perché cessi il massacro della popolazione ucraina.

Nessuno di questi soggetti sta facendo un passo per raggiungere il primo, fondamentale risultato: la cessazione dei bombardamenti.

Assistiamo, da un lato, all’irresponsabile immobilismo dell’Unione Europea e dell’ONU; dall’altro, a decisioni di singoli Stati tali da rendere sempre più concreto il rischio che il conflitto superi i confini dell'Ucraina: Stati da cui ci si aspetterebbe capacità di unanime, ferma determinazione nell’interrompere quella che già si configura come una guerra sanguinaria, cruenta e dall'incerto avanzare.

Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia, si muovono all’unisono per alimentare e non per spegnere il conflitto: l’invio di armamenti e di uomini ha questo semplice significato. Ci si chiede se questi Paesi abbiano valutato le conseguenze di queste decisioni, se abbiano consapevolezza che gli effetti delle loro azioni potrebbero avvicinare un conflitto nucleare.

In questo pericoloso quadro, confuso e privo di prospettive, si affacciano presunti ma fallimentari mediatori, come la Turchia, Paese responsabile di decenni di aggressioni militari contro il popolo curdo, mentre continua a fare strame anche dei diritti umani dei propri stessi cittadini, muovendosi con lo scopo esclusivo di ottenere un proprio ruolo nel quadro internazionale.

Nel mezzo di questa situazione ci sono le cittadine ed i cittadini ucraini, uccisi o destinati ad un esodo dal proprio Paese che ormai conta quasi 4 milioni di profughi, smarriti e senza prospettive di futuro nel cuore dell’Europa. Ci sono, al di là e al di qua del confine, gli obiettori di coscienza: uomini che si rifiutano di combattere in questo assurdo conflitto, le cui storie alcuni di noi hanno conosciuto recandosi al seguito delle carovane umanitarie, ma dei quali pochi parlano, mentre il loro grido di pace andrebbe propagato quanto più possibile, sforzandosi altresì di trovare la via per accogliere anche essi.

E c’è un’opinione pubblica, i cittadini senza potere, ma capaci di avere voce: chiedono la fine di questo massacro; chiedono sia immediatamente avviato un serio negoziato, affinché al tavolo delle trattative non siano lasciate soltanto Ucraina e Russia, ma siedano rappresentanti di Paesi, anche nelle loro qualità di componenti di organismi internazionali, capaci di raggiungere un accordo.

Noi non conosciamo né ci azzardiamo a ipotizzare quali siano le prospettive per la definizione di un accordo.

Sappiamo che finché prevarranno interessi politici di bottega —di grande bottega— legati mani e piedi a interessi economici, primo fra tutti quello dell’industria delle armi e non ultimo quello dell’accaparramento del mercato del gas, ci sarà un’umanità, molto più estesa di quella ucraina, a fare le spese di una insensata corsa al disordine ed alla deflagrazione mondiale.

La parola pace, mai così vituperata, sta nelle coscienze e nei comportamenti di tante e tanti cittadini e associazioni italiane come il simbolo concreto di una netta opposizione a iniziative che si muovono verso la guerra.

E verso una realtà di guerra va la decisione che sta per assumere il Parlamento italiano, emulando altri Stati come la Germania, per l’aumento vertiginoso delle spese militari, a scapito di diverse e necessarie spese pubbliche ed in vista di prospettive tutt’altro che pacifiche per il nostro Paese.

Nel mentre molti nostri concittadini stanno provando a offrire una prospettiva di vita normale ai tanti rifugiati che arrivano dall'Ucraina, va fermato il conflitto prima che divenga incontrollabile ed irreversibile.

Venga immediatamente cessato il fuoco: fermiamo, fermate questo massacro.

Diciamo no al riarmo; chiediamo al Governo di ritirare la proposta di aumento delle spese militari e al Parlamento di opporvisi.

Chiediamo una seria, immediata e doverosa negoziazione per porre fine alla guerra in Ucraina.

E aderiamo a tutte le iniziative che si muovono in questa direzione, dalla carovana umanitaria "Stop the war" che partirĂ  alla volta dell'Ucraina il primo aprile, alla marcia straordinaria Perugia-Assisi per la pace e la fraternitĂ  del prossimo 24 aprile.

 

30 marzo 2022

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI