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Migrazioni. Convivenza. Integrazione. Riflessioni sul pacchetto sicurezza
Redazione 26 aprile 2010 13:10
Magistratura Democratica
Associazione Giuristi Democratici "Giorgio Ambrosoli", sez. di Padova

PADOVA 29 APRILE 2010 ore 15,00 - 18,00
Municipio – Sala Paladin


Presentazione
Massimo Michelozzi, magistrato, segretario della sezione Veneto di Magistratura Democratica
Leonardo Arnau, avvocato, presidente Associazione Giuristi Democratici "Giorgio Ambrosoli", sez. di Padova


Relazioni introduttive

Vittorio Borraccetti, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Venezia
Giulia Perin, Avvocato del Foro di Padova, ASGI

Tavola rotonda
coordina
Lorenzo Miazzi, giudice presso il Tribunale di Rovigo, redazione Diritto Immigrazione Cittadinanza, Franco Angeli editore

Partecipano:
Marco Ferrero, avvocato, Master Immigrazione Università Cà Foscari di Venezia, responsabile per l'immigrazione ACLI  del Veneto
Domenico Lucano, Sindaco di Riace
Boubacar Niang, segretario provinciale FILLEA CGIL
Don Luigi Tellatin, referente per il Veneto di Libera
Flavio Zanonato, Sindaco di Padova


Conclusioni:
Rita Sanlorenzo, consigliere della Corte d'Appello di Torino, Segretario Nazionale di Magistratura Democratica


Il convegno è stato accredito dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Padova con 3 crediti formativi.

 

«Chi ricordi le gravi ferite portate al diritto di emigrare, per ragioni militariste, nazionaliste o razziste, vorrà riconoscere la necessità che domani sia preservato da altri pericoli il diritto dell’uomo alla piena espansione della propria personalità e quindi il diritto di partecipare alla vita della comunità dei popoli».
Le parole pronunciate nel corso dei lavori dell’Assemblea Costituente dall’on. Francesco Maria Dominedò descrivono efficacemente l’essenza di quell’universalismo che ha ispirato la Carta del 1948, le sue radici, che affondano nell’idea di cittadinanza accolta dalla Costituzione francese del 1793, e la sua immutata capacità di offrire una guida per affrontare i gravi problemi dei nostri giorni, problemi che hanno molti volti.
Il volto dello sfruttamento del lavoro migrante che ha assunto, in molte realtà del nostro Paese e soprattutto nelle campagne del Meridione, la fisionomia del ritorno del lavoro servile e di un nuovo caporalato: molte volte negli ultimi anni sindacati e organizzazioni umanitarie hanno denunciato il consolidarsi di questi fenomeni e le dinamiche che erano destinate ad innescare, ma alle denunce non sono seguite risposte adeguate.
Il volto di un’integrazione negata da politiche del diritto che non favoriscono la convivenza possibile : si pensi alla disciplina del soggiorno dello straniero regolare, che assomiglia sempre di più ad una corsa ad ostacoli; alla rigida subordinazione del titolo di soggiorno al rapporto di lavoro, che contribuisce a rafforzare la posizione di debolezza del lavoratore immigrato; alla normativa a maglie strette sulla cittadinanza. Scelte politiche preparate e “giustificate” attraverso l’affermarsi – nel discorso pubblico – di punti di vista xenofobi se non apertamente razzisti, ed accompagnate da orientamenti delle istituzioni troppo spesso improntati a logiche discriminatorie.
È illusorio, oltre che foriero di gravi torsioni sul piano delle garanzie individuali e dei principi fondamentali, rispondere alle questioni poste dall’immigrazione con l’equazione irregolarità/criminalità, un’equazione che fa leva su una rappresentazione del fenomeno migratorio infondata, ossia su una contrapposizione ontologica tra migrante regolare e migrante irregolare smentita dalla realtà empirica. Eppure quell’equazione – amplificata dal sistema mediatico e talora anche da quelli che sono stati definiti imprenditori politici della paura – alimenta la visione del migrante in quanto tale come soggetto pericoloso per l’ordine pubblico e, allo stesso tempo, fa correre il rischio di un’attenzione del tutto inadeguata ai fenomeni criminali, anche di rilevante spessore, che pure si registrano nel contesto della presenza di immigrati in Italia. Ma per contrastare questi fenomeni non serve il diritto speciale, non serve imprimere sulle persone dei migranti irregolari l’etichetta della criminalità, non servono carceri amministrative. Chiudere la stagione del diritto speciale, promuovere una legislazione giusta ed efficace è la strada necessaria per un governo razionale dell’immigrazione e per la costruzione di una convivenza possibile.