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Report della videoconferenza stampa su "Detenzione e diritti all'epoca del Covid-19 in Turchia e in Italia"
Redazione 7 aprile 2020 16:57
E' possibile ascoltare la registrazione della conferenza alla pagina web di Radio Radicale indicata in fondo al report.

Si è tenuta ieri la videoconferenza stampa congiunta di Giuristi Democratici, Antigone, Camere Penali e delle associazioni di avvocati turche e curde CHD, OHD, People Law Office e Asrin Law Office relativa alla situazione dei detenuti in Italia ed in Turchia ai tempi del coronavirus.

Ha introdotto la conferenza Barbara Spinelli, avvocata dei Giuristi Democratici respinta dalla Turchia, ricordando che durante lo stato di emergenza i governi mantengono l'obbligo di tutelare il diritto alla vita ed all'integrità psicofisica di tutti, a partire da coloro che, poiché trattenuti o detenuti, si trovano sotto la custodia delle autorità. E' pertanto ingiustificabile, come ricordato dall'ONU e dal Consiglio d'Europa, ogni ulteriore ritardo nell'adozione di misure idonee.

Cesare Antetomaso, avvocato dell'Esecutivo dei Giuristi Democratici ha ricordato la responsabilità degli avvocati nella tutela dei diritti e nella denuncia delle condizioni in cui versano le persone detenute e l'impegno costante dei GD come osservatori, in Turchia come altrove.

Ayse Acinikli, avvocata OHD che pure è stata detenuta 7 mesi in carcere nel 2018, ha riferito che l'unica misura adottata a tutela della salute dei detenuti è stata un'unica disinfezione delle celle, e che l'emergenza sanitaria ha costituito l'ennesima occasione per aumentare le restrizioni nei diritti dei detenuti e dei loro difensori. Non sono stati forniti dispositivi di protezione né alla polizia penitenziaria né ai detenuti, neppure nel carcere di Mardin dove si è registrato un detenuto positivo.

Ibrahim Bilmez, uno dei difensori di Ocalan, ha riferito che non è stato possibile accertarsi delle effettive del suo assistito a causa del persistente rigetto delle loro istanze di visita. Sebbene tutti i detenuti politici in isolamento a Imrali, tre oltre a Ocalan, siano come lui ultrasettantenni e di cagionevole salute, nessuna misura è stata adottata per quanto a sua conoscenza.

E' poi intervenuta l'avvocata della cantante di Grup Yorum, Helin Bolek, che ha riferito che lo sciopero della fame che ha condotto alla morte la sua assistita è imputabile alla sordità del Governo davanti alla rivendicazione da parte dei detenuti politici dei loro diritti, e che per questo motivo due avvocati, Ebru Timtik ed Aytac Unsal, già in sciopero da oltre due mesi, hanno iniziato il 5 aprile, giornata nazionale degli avvocati in Turchia, il c.d. sciopero fino alla morte, ovvero l'omessa assunzione anche degli integratori vitaminici che li tengono in vita. Lamenta che se neanche questo convincerà ad estendere l'amnistia anche ai detenuti politici, allora le autorità turche porteranno sulla coscienza il peso della morte non solo della sua assistita e dei due colleghi, ma anche di molti altri.

Racconta poi della situazione drammatica di tutti i detenuti, non sono per l'assenza di dispositivi di protezione, ma anche per l'impossibile accesso alle cure mediche a causa della pandemia. Ad un suo assistito, ammalato di cancro, sono stati interrotti i controlli e le cure. Un altro è stato torturato nell'ospedale del carcere speciale di tipo "F" di Izmir. Ceren Uysal, avvocata dell'associazione CHD, ha rimarcato le responsabilità del governo turco per l'omessa protezione delle persone detenute, in particolare di quei 1300 detenuti gravemente malati a rischio di vita per i quali non è stato disposto l'immediato rilascio. Rimarca poi la crescente repressione, come al funerale di Helin, che è stato attaccato con gas lacrimogeno per impedire la sua commemorazione, e la responsabilità degli avvocati nel denunciare la quotidianità di tali pratiche lesive dei diritti umani. L'avvocata Anna Maria Alborghetti, referente dell'osservatorio carcere delle Camere Penali padovane, ha portato esempi pratici di come anche in Italia la popolazione detenuta durante questa emergenza carceraria sia stata discriminata nella tutela del diritto alla salute. Claudio Paterniti Martello, di Antigone, ha fornito un quadro preciso relativo al numeri della detenzione in Italia ed alla drammatica situazione alla base delle rivolte - le più gravi ed estese nella storia repubblicana, afferma- e dopo le distruzioni conseguenti alle rivolte, rilevando come le trasferte eseguite dopo le rivolte e durante la quarantena abbiano messo a rischio sia la salute dei detenuti che quella della polizia penitenziaria. Situazione confermata da Simonetta Crisci, avvocata di Giuristi Democratici e Legal Team, che ha definito inaccettabile il fatto che ci siano ancora in carcere, anche in questa situazione, donne con bambini, e detenuti malati, affermando che al più presto vanno trovati luoghi dove collocarli all'esterno del carcere. Denuncia come la discriminazione del popolo dei detenuti, ordinaria nel nostro paese, si sia accentuata nell'emergenza sanitaria, tanto che anche per detenuti per i quali era stata già disposta la detenzione domiciliare, questa non è stata eseguita per mancanza di scorte. Tutti gli intervenienti italiani sono concordi nel chiedere l'immediata fuoriuscita dal carcere per i condannati a una pena inferiore a 3 anni.

La registrazione della conferenza è disponibile alla seguente pagina web di Radio Radicale: https://www.radioradicale.it/scheda/602741/detenzione-e-diritti-allepoca-del-covid-19-in-italia-e-in-turchia.