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Nuove leggi per vecchi tabù - convegno
Redazione 7 maggio 2010 18:34
Napoli
Sala Arengario – Palazzo di Giustizia
21 maggio 2010 dalle 11.00 alle 13.30

Organizzano Giuristi Democratici e Comitato Napoli Pride 2010 con la partecipazione di Federconsumatori

In allegato la locandina del convegno

INDIRIZZO di SALUTO
Avv. Francesco Caia – Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli

MODERATORE
Avv. Salvatore Simioli – Consigliere Nazionale Arcigay

PROBLEMATICHE GIURIDICHE INERENTI IL TRANSESSUALISMO E IL TRANSGENDERISMO
Avv. Saveria Ricci – Presidente rete Lenford

IL DIRITTO PENALE E LE DISCRIMINAZIONI OMOFOBICHE
Avv. Elena Coccia – Esecutivo nazionale Giuristi Democratci

STRUMENTI DELLA LEGISLAZIONE EUROPEA:
ESPERIENZA SPAGNOLA E FRANCESE
Dott. Raffaele Sabato – Magistrato


Interverranno:
Avv. Paolo Patanè – Presidente nazionale Arcigay
Dott.ssa Francesca Polo – Presidente nazionale Arcilesbiche



Il Convegno dà diritto a 3 crediti formativi

Traccia della relazione del'avv. Elena Coccia
All'atto dell'unità d'Italia il diritto penale unificato dei vari stati che andavano a formare la nazione subiva la forte influenza del Codice Napoleonico dove era stata già abolita la punizione per gli atti omosessuali purchè commessi tra adulti consenzienti e in privato. Incredibilmente questo tipo di legge veniva conservata solo nel Regno di Sardegna che costituì come tutti sappiamo la base della formazione della nazione Italia. Per la qual cosa il reato di omosessualità venne esteso in quesi tutte le regioni escluso che nell'ex regno delle due Sicilie per il carattere particolare di queste “popolazioni meridionali”. Tale situazione non fu modificata dal fascismo e dal Codice Rocco, ritenendo che non si volevano creare discrasie con la chiesa cattolica e che gli italiani, popolo sano e virile, non doveva essere in alcun modo colpito da leggi che rimandassero in qualche modo all'omosessualità. Tuttavia il fascismo punì per via amministrativa con l'ammonizione e col confino molti comportamenti omosessuali. Tale situazione non si può dire che sia modificata perchè il legislatore italiano si è sempre rifiutato di emanare leggi che riguardassero il tema dell'omosessualità sia per proteggerlo che per reprimerlo, in tal modo trattando la questione come rientrante nel campo della morale e della religione e di conseguenza estranea allo stato.
Negli anni del dopoguerra ci furono diversi tentativi di introdurre in Italia leggi che criminalizzassero l'omosessualità, ma per l'opposizione dell'allora classe dirigente per fortuna ciò non accadde. Naturalmente l'inesistenza di leggi discriminatorie dell'omosessualità non è una forma particolare di apertura ma piuttosto un incapacità di affrontare la problematica poiché sia partiti di destra che di sinistra ritengono che essa appartenga alla sfera morale e quindi in qualche modo delegano alle gerarchie vaticane a trattarle. Questo atteggiamento della classe politica italiana non è venuto meno neanche nella XIII legislatura anni 96-2001 con il governo di centro sinistra che non ha inteso discutere del tema delle c.d. Unioni civili su esplicita volontà delle gerarchie vaticane e di conseguenza ha impedito di approvare leggi che considerassero la discriminazione sessuale, quindi l'omofobia, come reati.
Si può dire che negli ultimi anni il problema della laicità dello stato si è inserito nel dibattito politico e quindi legislativo come mai prima. In questo ultimo scorcio di secolo scorso e questo nuovo decennio hanno visto progredire la scienza e la tecnica, si sono affrontate problematiche che riguardano il nascere e il morire, il dolore, l'aborto,le scelte sessuali, temi che vengono definiti “eticamente sensibili”, tanto sensibili che le gerarchie vaticane hanno deciso di intervenire nelle scelte politiche e legislative italiane come non accadeva dai tempi del concordato.
Sicchè mentre la comunità europea raccomanda agli stati membri di legiferare in merito agli argomenti di cui sopra, viceversa le gerarchie cattoliche oramai anche in modo non mediato, direttamente intervengono dichiarando apertamente di considerare l'Italia “terra di missione”, ovvero terreno di riconquista .
Questo mette in discussione come è ovvio l'art. 7 della Cost. laddove si enuncia che lo stato e la chiesa, ciascuno nel proprio ordine (sono) INDIPENDENTI E SOVRANI,....
Ovviamente non è la prima volta che avviene uno scontro del genere: Nel 1952 il Papa Pio XII si rifiuta di ricevere De Gasperi perchè, contrariamente a quanto auspicato dalle gerar. Catt. si era rifiutato di redigere una lista tra D.C. Missini e monarchici.
Nel 1974 fu Moro a subire le intemperanze del Vaticano dopo la vittoria del referendum sul divorzio,che la parte retriva della DC. aveva avversato.
Accade così che,liquidate oggi le forze, o la maggior parte di esse, che, uscite dalla resistenza, avevano netta la distinzione tra Stato e Chiesa, tra diritti e morale, i nostri legislatori facciano a gara a garantirsi l'appoggio delle gerarchie ecclesiastiche delegando e delegittimando i fondamenti democratici della nazione.
Di conseguenza mentre in tutta l'Europa vengono emanate leggi antidiscriminatorie o che regolamentano le unioni omosessuali e addirittura l'adozione da parte di coppie omosessuali, l'Italia in contro tendenza non solo non si conforma alle direttive Europee ma addirittura ne ribalta il senso creando una legislazione discriminatoria sul lavoro. La direttiva della CEE 78/2000 sulle discriminazioni sul lavoro per l'orientamento sessuale vine e recepita dal DL 216/2003 ribaltandone il senso e dichiarando che “non costituiscono atti di discriminazione...quelle differenze di trattamento dovute a caratteristiche connesse alla religione, convinzioni personali, handicap, età o orientamento sessuale della persona, qualora per la natura dell'attività lavorativa o pe il contesto in cui viene espletata trattasi di caratteristiche che costituiscono requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività medesima, in altri termini la discriminazione sull'orientamento sessuale può effettuarsi per le forze armate, per i servizi di polizia, per i servizi penitenziari o di soccorso (vigili del fuoco)”. Per la prima volta il Ministero della Difesa vara un regolamento con il quale dichiara di poter lecitamente trattare anche i dati sensibili riguardanti la vita sessuale dei dipendenti (decreto ministeriale 13 aprile 2006 n. 303). Solo nel 2008 con il decreto legge 8 aprile 2008 recante le disposizioni urgenti per le l'esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia delle comunità europee (legge 201/2008) viene abrogata la disposizione di cui sopra, ovvero che non ha rilevanza l'orientamento sessuale per entrare e permanere nelle forze armate, nelle forze di polizia e dei vigili del fuoco, abrogando così il III comma della legge 216/2003.
Perchè allora possiamo affermare come La Monteine che la democrazia o è laica o non è?
Perchè la vita di ciascun individuo non può essere sacrificata ad una norma meramente costrittiva, che in sostanza risulterebbe essere artificiale, rispetto alla naturalità ,al progresso scientifico e culturale.
Di contro, in Europa assistiamo ad un fenomeno di laicizzazione della politica e di apertura democratica sul versante dei diritti individuali che ci lascia ben sperare: ciò si evidenzia anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea che fa emergere un principio assoluto: la dignità nella sua duplice versione, individuale e sociale, legandola indissolubilmente alla libertà.
Il rispetto della dignità della persona umana è divenuto nella costituzione europea un limite invalicabile per tutti , anche per il legislatore più retrivo.
La lotta che ancora attualmente si sta svolgendo tra le gerarchie cattoliche e il Parlamento europeo è fondamentale per il futuro della democrazia in Europa e in Italia in particolare. Poichè Papa Ben.XVI non ha mancato di attaccare personalmente e direttamente le norme Europee disconoscendole o addirittura dichiarando che il trattato di Amsterdam è “ pericoloso” dal momento che vieta le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale.
In tutta Europa si va estendendo il riconoscimento delle unioni di fatto e delle unioni omosessuali, senza eccessivi traumi e con un'attribuzione di diritti, sempre più vasta che va dal matrimonio all'adozione di figli. Solo in Italia ciò non accade, ma addirittura con un documento vaticano, emanato nel 2003, l'allora cardinale Ratzinger decise di chiudersi al mondo,determinando per l'omosessualità una condanna senza appello.
Ciò è stato particolarmente evidente quando nel 2008 il Presidente francese Sarkozy propone all'Onu una moratoria mondiale per depenalizzare il reato di omosessualità,ancora esistente in molti paesi, soprattutto di religione islamica e ciò in ossequio al trattato di Maastricht e più ancora alla Carta dei diritti fondamentali, ma lo stato del Vaticano non solo si rifiuta di sottoscriverlo, ma addirittura invita le autorità italiane a non farlo benché l'omosessualità in molti paesi sia punito con la pena di morte.
Ma mentre il mondo si apriva tanto che nel 2008 una storica sentenza della Corte Costituzionale degli Usa dichiarava l'incostituzionalità di una legge dell'Ontario, discriminatoria nei confronti degli omosessuale, in Italia si vietava di allargare la cd legge Mancino (l.!3.10.1975 n.654) che prevede il divieto di discriminazione razziale anche alla discriminazione per l'orientamento sessuale, seppure questa legge non fosse altro che una ratifica ad una convenzione internazionale.
Sicché le proposte di modifica presentate dall'On. Concia alla legge 13 ottobre 1975 cd legge Mancino non è stata presa assolutamente in considerazione anche se essa altro non era che un'integrazione alla legge cd Mancino sulla discriminazione che a questo punto veniva estesa anche all'omofobia. Nonostante che essa fosse legge composta da un articolo solo che tendeva a punire la discriminazione basata sui reati di genere e introdurre in Italia il reato di omofobia. La circostanza più rilevante è che pone ancora una volta il problema dell'autonomia e della laicità della stato e sulla circostanza accaduta durante le votazioni in Parlamento che maggioranza e opposizione si spaccano al loro interno poiché il voto contro la proposta di legge dell'on Concia proviene sia dai banchi della maggioranza di centro destra che da quella di centro sinistra. In sostanza ancora nel 2009 si dimostra che l'omofobia è dilagante, che purtroppo da una parte la mancanza di cultura in senso sociale e dall'altro la subordinazione alle gerarchie vaticane hanno determinato in Italia una spaccatura profonda che consegna alla storia un parlamento fortemente omofobico!
I relatori che successivamente ascolteremo commenteranno anche la sentenza della Cort Cost n 138 che recentemente ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da alcuni soggetti di sesso maschile che avevano impugnato il divieto della pubblicazione di matrimonio richiesta dagli stessi al comune di Venezia, sostenendo che detto rifiuto era in palese contraddizione con l'art 2 e 117 , 1 co. Cost. e che gli art 93,96,98,107, 108, 143, 143 bis, 156 bis del c.c. erano in netta contrapposizione con gli art 3 e 29 della Cost. italiana.
In sostanza la Corte Cost. rimette ancora una volta la questione della regolamentazione delle coppie omosessuali al legislatore e alla sua volontà. Tali motivazioni se da un lato dimostrano di essere rispettose della volontà del legislatore, dall'altro contravvengono ad una chiara impostazione fino a questo momento avuta dalla Corte Cost. che è anche quella di recepire istanze sociali presenti nel paese che il parlamento per la sua composizione, per il suo orientamento politico e culturale, talora non è stata in grado di prendere.
Ci ricordiamo in questo caso che la legge sul divorzio fu possibile in Italia solo dopo la sent della corte cost che dichiarava l'art del codice civile in contrasto con l'art 29 della corte costituzionale in tal modo operando una rimozione che permetteva in quel tempo all'Italia di munirsi di uno strumento legislativo e giudiziario ben ultima, o quasi, in Europa. È chiaro che qui non si chiede alla corte costituzionale o in genere al magistrato di operare una surrogazione dell'attività del legislatore, tuttavia poiché oggi è più semplice far giungere al magistrato piuttosto che al politico le istanze sociali, una così netta bocciatura appare come un odiosa chiusura!