Una delegazione di dieci avvocati provenienti da Austria, Belgio, Germania e Italia ha visitato Diyarbakir, Turchia, dal 21 al 24 gennaio 2016 per verificare l’impatto del coprifuoco sulla popolazione. La missione è stata coordinata da due associazioni europee di avvocati, l’Associazione Europea degli avvocati per la democrazia e i diritti umani (European Association of Lawyers for Democracy and Human Rights, ELDH) e l’associazione europea dei Giuristi Democratici (European Democratic Lawyers EDL), nonché dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Gli avvocati hanno avuto incontri con il consiglio dell’ordine, associazioni per i diritti umani, l’ordine dei medici, famigliari delle vittime, un’associazione di donne, il co-sindaco della città e il Partito Democratico dei Popoli (HDP).

Nel corso di detti incontri hanno appreso l’esistenza di una situazione drammatica. Nel quartiere di Sur, l’antico centro di Diyarbakir, così come in altre città e distretti della regione, il Governo impone il coprifuoco. A Sur, i 125.000 abitanti di sei quartieri sono completamente isolati dal coprifuoco. Circa 22.000 persone avevano lasciato l’area soggetta a coprifuoco, alcuni volontariamente, la maggior parte costretta dai militari. La popolazione residente nelle aree soggette a coprifuoco non è autorizzata ad andarsene; l’uscita è consentita solo nei rari momenti in cui il coprifuoco viene sospeso e anche allora solo previa decisione, del tutto arbitraria, degli ufficiali dell’esercito. Chi lascia quei quartieri non ha la certezza che sarà autorizzato a rientrare a casa sua. Dall’altra parte, nessuno che non sia un residente di Sur può entrare. Questo comporta anche una grave mancanza di trasparenza. Nessuno può dire quale sia la vera situazione perché nessuna delegazione internazionale o persona indipendente è autorizzata a vedere con i suoi occhi. Pertanto, nessuno può raccogliere prove, partecipare ad una autopsia ecc. Ciò rende facile per lo stato affermare che “tutti coloro che sono morti erano terroristi” o sono stati “uccisi dai terroristi”. La popolazione non viene correttamente informata delle temporanee sospensioni del coprifuoco e del momento in cui esso viene nuovamente imposto. Per questo motivo, in alcuni casi ci sono state persone, tra cui diversi bambini in età scolare, colpite da cecchini dell’esercito perché non sapevano che il coprifuoco era ricominciato. Il coprifuoco a Sur dura già da più di 50 giorni, giorno e notte. La conseguenza è che i diritti essenziali dei cittadini di Sur sono violati. Non hanno accesso a strutture sanitarie, l’accesso all’acqua potabile, al cibo e all’energia elettrica è limitato. Si stima che nell’intera regione siano 1,5 milioni le persone direttamente o indirettamente colpite dal coprifuoco e dalle atrocità dei militari. Gli abitanti di Sur sono presi in ostaggio dall’esercito e sono vittime di abusi e di estrema violenza. La delegazione ha potuto sentire colpi di arma da fuoco notte e giorno, e ha visto elicotteri e aerei da guerra volare sulla città e veicoli corazzati pattugliare le strade.

Il diritto all’educazione, alla salute, all’assistenza sanitaria e alla libertà di movimento sono oggetto di violazione. Le case vengono distrutte dall’esercito e gli acquedotti e le linee elettriche sono interrotti o distrutti. Il governo turco si vanta di avere ufficio centinaia di civili. Non menziona le centinaia di civili, tra cui molti bambini, che sono stati feriti o uccisi. I feriti restano per strada perché viene vietato di prestare loro assistenza medica e muoiono a causa delle ferite. I cadaveri di uomini, donne e bambini restano sulla strada spesso per molti giorni, perché viene vietato alle loro famiglie di seppellirli. Ogni mattina, medici muniti di tutto il necessario chiedono di poter accedere alla zona sotto coprifuoco ma vengono respinti dalla polizia.

Questo coprifuoco viola tanto la legge turca quanto le norme internazionali. Secondo la costituzione turca e la legge sullo stato di emergenza, il prerequisito per l’imposizione del coprifuoco è la dichiarazione dello stato di emergenza. Il consiglio dei ministri non ha dichiarato lo stato di emergenza. I trattati internazionali sui diritti umani che sono stati ratificati dalla Turchia non vengono rispettati.

Gli avvocati fanno appello

- al Governo Turco affinché ponga immediatamente fine a questo coprifuoco illegale e affinché rispetti la legge nazionale e i trattati internazionali;

- alle istituzioni europee perché facciano tutto quanto è in loro potere per porre fine a questa tragedia umana. La cooperazione, legalmente opinabile, tra l’UE e la Turchia contro il libero movimento dei rifugiati non può giustificare il silenzio dell’Unione Europea sui crimine che vengono commessi proprio ora a Diyarbakir, Cizre e in altre città della zona,

- all’ONU affinché convochi urgentemente un’assemblea del Consiglio di Sicurezza sulla sempre peggiore situazione dei civili sotto coprifuoco.

Per maggiori informazioni contattare:

Thomas Schmidt (avvocato), ELDH Secretary General, Platanenstrasse 13, 40233 Düsseldorf thomas.schmidt@eldh.eu , 0049 – 172 – 68 10 888

Avv. Dora Rizzardo, membro dell'associazione Giuristi Democratici dora.rizzardo@gmail.com; 049.664508

Avv. Giacomo Gianolla, membro dell'associazione Giuristi Democratici, giacomo.gianolla@gmail.com; 049.8766700

Press Release Turkey: European Lawyers report Massive Human Rights Violations in Diyarbakir (Turkey) due to curfew –immediate international action needed A delegation* of 10 lawyers from Austria, Belgium, Germany, and Italy visited Diyarbakir, Turkey, from 21st to 24th of January 2016 to monitor the impact of the curfew on the population. The mission was coordinated by two European lawyers’ organisations, the (ELDH) and the European Democratic Lawyers (EDL), and also the “Unione delle Camere Penali Italiane”. The lawyers had meetings with the bar association, human rights organizations, the chamber of doctors, families of victims, a women’s organization, the co-mayor of the city and the People’s Democratic Party. In the course of these meetings, they received reports about a dramatic situation. In the Sur district, the ancient centre of Diyarbakir, as well as other cities and districts of the region, curfews are being imposed by the government. In Sur, the 125.000 inhabitants of 6 neighbourhoods are completely isolated by the curfew. Around 22,000 people had left the curfew areas, some of them deliberately, most of them forced by the military. People living in the area subject to curfew are not allowed to leave; exit is allowed only in rare moments when the curfew is lifted and even then subject to the arbitrary decisions of the army officers. People who leave those areas are not sure that they will be allowed to go back to their homes. On the contrary, no one who is not a resident of Sur can enter. This results also in a serious lack of transparency. No one is able to assess the real situation because no international delegation or independent person is allowed to see with his own eyes. Therefore noone has a chance to collect evidence, participate in an autopsy etc. This makes it easy for the state to claim that; "everyone who had died was a terrorist" or was "killed by terrorists".

The population is not properly informed about a temporary lifting of the curfew and about the time when it was re-imposed. For this reason in some cases people, among them several school-children, have been shot by military snipers because they were not aware of the restart of the curfew. The curfew in Sur has lasted already for more than 50 days, day and night. The consequence is that the basic needs of citizens of Sur are violated. They have no access to medical care; access to drinking water, food and electricity is limited. In the whole region, an estimated 1.5 million people are directly or indirectly affected by the curfews and the military atrocities. The inhabitants of Sur are taken hostage by the military, and are subjected to ill-treatment and to extreme violence. The delegation could hear gun-fire day and night, and observed helicopters and fighter jets flying over the city and armoured vehicles patrolling the streets.

The rights to education, health and health care and free movement are being violated. Houses are destroyed by the military and water pipes and electricity lines are interrupted and/or destroyed. The Turkish government boasts to have killed hundreds of fighters. They don’t mention the hundreds of civilians, among them many children, who have been killed and wounded.

Wounded people remain on the street because they are prevented from receiving medical treatment and die because of their injuries. Corpses of men, women and children remain on the streets often for many days, because their families are prevented from burying them.

2 Every morning, fully equipped doctors demand access to the curfew zone but are pushed back by police. This curfew violates Turkish as well as international law. According to the Turkish constitution and the State of Emergency Law, the prerequisite for the declaration of a curfew is the declaration of a state of emergency. The Council of Ministers did not declare a State of Emergency. International human rights treaties which have been ratified by Turkey are not respected. The lawyers call upon ? The Turkish Government to put an immediate end to the unlawful curfew and to respect national and international law and treaties; ? The European Institutions to do all they can to end this human tragedy. The legally questionable cooperation between the EU and Turkey against the free movement of refugees cannot justify the silence of the European Union towards the crimes, which are being committed right now in Diyarbakir, Cizre and other towns in the region; ? The United Nations to convene urgently a meeting of the UN Security Council on the deteriorating situation of the civilians under curfew. For more information, contact Per maggiori informazioni contattare Thomas Schmidt (lawyer), ELDH Secretary General, Platanenstrasse 13, 40233 Düsseldorf thomas.schmidt@eldh.eu , 0049 – 172 – 68 10 888

The European Institutions to do all they can to end this human tragedy. The legally questionable cooperation between the EU and Turkey against the free movement of refugees cannot justify the silence of the European Union towards the crimes, which are being committed right now in Diyarbakir, Cizre and other towns in the region; ? The United Nations to convene urgently a meeting of the UN Security Council on the deteriorating situation of the civilians under curfew. For more information, contact Thomas Schmidt (lawyer), ELDH Secretary General, Platanenstrasse 13, 40233 Düsseldorf thomas.schmidt@eldh.eu , 0049 – 172 – 68 10 888