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No alla separazione delle carriere
Redazione 13 ottobre 2009 17:22
Comunicato in data 13.10.2009 del Presidente dell'Associazione sulla volontà governativa di separare le carriere dei magistrati e di riformare il CSM.

Come era prevedibile, dopo le sentenze sul caso Mondadori del Tribunale di Milano e della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, è partita la grande controffensiva del Centrodestra nei confronti di una Magistratura che si vuole non più autonoma, ma asservita al risultato delle elezioni politiche; ecco, dunque, ritornare in auge l’ormai stantio ricorso alla separazione delle carriere, come panacea di ogni male e la modifica del sistema di elezioni del CSM, da affidarsi al sorteggio per l’individuazione dell’elettorato passivo.

In questo senso, infatti, si è pronunciato domenica il Ministro Alfano, ottenendo subito, ovviamente, quanto alla prima proposta, il plauso (con riserva, perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio…) dell’Unione delle Camere Penali sul tema, da sempre caro a quell’associazione, della separazione delle carriere.

Abbiamo sempre sostenuto che la separazione delle carriere è un tema che deve essere affrontato in termini assolutamente laici, senza pregiudizi; di per sé, infatti, non se ne può escludere la capacità di evitare situazioni di commistione tra Giudice e PM certamente non commendevoli, ma altrettanto certamente non può essere l’architrave della riforma della Giustizia, come afferma l’Avv. Dominioni, Presidente dell’Unione delle Camere Penali e soprattutto non può non essere valutata nel concreto del sistema in cui dovrebbe essere inserita.

Ormai, il Presidente del Consiglio non fa più mistero di voler procedere all’assoggettamento del Pubblico Ministero al potere esecutivo ed è di immediata comprensione che cosa ciò potrebbe significare nell’attuale situazione politica italiana; si tratterebbe dell’ennesima riforma ad personam e che finirebbe inevitabilmente per far perdere ai magistrati della Pubblica Accusa la loro autonomia e quella cultura della giurisdizione, che si dovrebbe, invece, rendere il più possibile condivisa con giudici e avvocati.

Quanto, poi, alla posizione delle Camere Penali volta a sostenere l’inevitabilità della separazione delle carriere, a seguito dell’entrata in vigore del nuovo testo dell’art. 111 Cost., che prevede la terzietà del Giudice nei processi, non si può non rilevare come la terzietà di cui parla la norma costituzionale sia riferita alla terzietà del Giudice nel singolo processo, alla mancanza della quale si provvede attraverso gli istituti dell’astensione e della ricusazione, ma non si riferisca certamente alla separazione e contrapposizione del Giudice rispetto al PM.

Dunque, resta necessaria una dura opposizione ad una simile riforma.

Francamente risibile, poi, appare l’altra misura ideata dal Ministro Alfano per ingabbiare la Magistratura, quella, cioè, di predisporre mediante sorteggio la lista dei candidati per l’elezione al CSM, operazione che forse sarebbe bene affidare a Lottomatica, ben più esperta nella materia di quanto non sia il Ministero della Giustizia.

Per battere il correntismo, ritenuto il vero cancro della Magistratura, si ricorre al caso, sperando che sia propizio!

A queste proposte di riforma si aggiungono, poi, in questo periodo le volgari accuse al Giudice Mesiano, che si sarebbe fatto scrivere da altri la sua sentenza sul caso Cir/Fininvest, quelle ai Giudici della Corte Costituzionale, accusati di sinistrismo e di preconcetta ostilità al Presidente del Consiglio, nonché le accuse gravissime al Capo dello Stato, presunto traditore di un impegno ad intervenire presso quei Giudici costituzionali per favorire la reiezione della questione di illegittimità costituzionale del Lodo Alfano; il Capo dello Stato ha categoricamente smentito l’esistenza di un simile accordo che, se esistente, costituirebbe un gravissimo attentato all’indipendenza della Corte Costituzionale.

Insomma, i tentativi di trasformare l’Italia da repubblica a democrazia parlamentare e fondata sulla separazione dei poteri a repubblica presidenziale plebiscitaria, in senso stretto, sono in stadio molto avanzato e ad essi va data ferma risposta, richiamandoci ai principi su cui è fondata la nostra Carta Costituzionale.

Torino, 13 ottobre 2009
Avv. Roberto Lamacchia
Presidente Associazione Nazionale Giuristi Democratici