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La relazione introduttiva all'assemblea nazionale ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI
Redazione 14 gennaio 2014 18:24
ROMA 19 OTTOBRE 2013
RELAZIONE INTRODUTTIVA ASSEMBLEA NAZIONALE ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI

Viviamo in un mondo senza diritti, in uno Stato senza diritti.
La società in continua trasformazione ha creduto di svilupparsi e di progredire accantonando le ideologie, quasi che le stesse fossero le colpevoli di ogni male della società, dimenticando che il termine “ideologia” non è di per sé negativo, posto che lo stesso è nato tre secoli fa con il significato di “scienza delle idee e delle sensazioni”.
Ma a parte ciò, l’abbandono delle ideologie ha finito per determinare anche l’abbandono degli ideali e ciò ha significato un impoverimento del tessuto connettivo sociale, basato sempre più sul consumismo, sulla ricerca della ricchezza o, comunque, del bene personale: i valori quali libertà, solidarietà, giustizia sociale, uguaglianza sono stati sostituiti dalla ricerca del bene individuale e il concetto di libertà è stato interpretato come libertà di fare ciò che vogliamo, indipendentemente dai diritti degli altri.
Questo quadro drammatico è andato aggravandosi in questi anni, in particolare in Italia, a seguito dell’avvento del sistema di potere e di vita introdotto e rappresentato da Berlusconi.
E non a caso noi, come GD, siamo rinati, dopo una lunga stasi determinata dalla stagione degli “anni del terrorismo” che ci aveva messo in una situazione di estrema difficoltà, non essendo facile, in quel periodo, sostenere la necessità di uno Stato che garantisse, comunque, il rispetto dei cittadini, di tutti i cittadini compresi gli imputati per reati efferati, proprio nel momento in cui Silvio Berlusconi è sceso in campo: infatti, il primo nucleo dei nuovi GD è sorto a Torino nel 1994, come reazione a quella discesa in politica, che temevano (e quanto avevamo ragione!) potesse alterare il quadro istituzionale italiano.
Dico ciò per dire che da subito i GD si sono caratterizzati per una netta opposizione ad una politica di superamento della Costituzione e del quadro istituzionale per tentare di approdare ad un regime presidenziale; il nostro Statuto, dapprima torinese, poi nazionale, non fa altro che sottolineare questo aspetto di difesa e di diffusione della cultura giuridica democratica, ispirata alla Costituzione.
Questi venti anni ci hanno costretto ad assistere, purtroppo, ad un continuo peggioramento della situazione e, cosa ancora più grave, ad un’accettazione da parte di gran parte della sinistra di quei valori posti a base del sistema Berlusconi; si è trattato, dunque, in primo luogo, di una sconfitta sul piano culturale che ha portato molti cittadini a ritenere pacifico che quello proposto dal centro-destra fosse l’unico mondo possibile; gli esempi si sprecano: dal maggioritario che avrebbe risolto ogni problema di governabilità in unione con il bipolarismo, all’efficientismo come unico valore cui tendere, dalla flessibilità nel mondo del lavoro che avrebbe consentito ai giovani di scegliere con calma (!) il posto di lavoro a loro più confacente, alla necessità assoluta di ridurre il welfare.
L’ultimo anno, poi, ha ulteriormente spazzato via le speranze che le dimissioni diBerlusconi avevano suscitato in alcuni, anche all’interno della sinistra; devo dire, non in noi, perché rivedendo il mio intervento all’assemblea di Padova del novembre 2011, leggo che “ le notizie di stampa non ci tranquillizzano, nel momento in cui pare che alcuni dei provvedimenti del nuovo Governo vadano nella stessa direzione … e ciò vale in particolare per ciò che concerne il mercato del lavoro e la tutela dei diritti dei lavoratori, le pensioni, le liberalizzazioni, la separazione delle carriere….in questa fase, ogni distinguo rispetto al nuovo Esecutivo viene visto con insofferenza, anche e soprattutto all’interno della sinistra, come se chi esprima dubbi o solleciti attenzione stia compiendo un atto contrario all’interesse nazionale e non comprenda l’importanza di avere posto fine al Governo Berlusconi. Non è così, rivendichiamo il diritto di essere felici per la caduta di Berlusconi e nello stesso tempo di essere attenti…alla difesa dei diritti dei cittadini contro provvedimenti che li mettano in discussione, fossero pure determinati dalle pressioni della BCE, l’abbiamo sempre detto: l’Europa dei diritti deve venire prima dell’Europa dell’economia.”
Gli sviluppi successivi ci hanno dimostrato che, ancora una volta, avevamo ragione e che l’atteggiamento della sinistra è stato, ancora una volta, del tutto succubo rispetto alle impostazioni e rivendicazioni della destra; lo slogan sembra sempre essere lo stesso “facciamo le cose che dicono loro, ma le facciamo meglio, in maniera più democratica”.
L’esito infausto delle elezioni ha dato, poi, agio alla creazione di un governo che si muove esattamente nell’ottica delle richieste del PDL che, quando non vede seguite le sue indicazioni, minaccia la crisi; d’altra parte, anche un eventuale ritorno al voto appare, in questo momento, non consigliabile con questo sistema elettorale che perpetuerebbe nel nuovo Parlamento l’impossibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti; né appare, al momento, possibile raggiungere un accordo su una nuova legge elettorale, nemmeno se si formasse una nuova maggioranza senza il PDL o una parte di esso; quasi ridicola, oggi, appare la riproposizione di un sistema bipolare, quando gli schieramenti in campo sono, almeno, tre!
Questa situazione produce sempre più pessimismo e preoccupazione tra i cittadini, anche se molti ancora non si rendono conto della gravità della situazione economica nella quale si troveranno nel 2014, quando anche le riserve economiche familiari si ridurranno ulteriormente.
E così, assistiamo ai primi casi di resa dei cittadini che si suicidano o tentano altri gesti estremi a difesa del proprio diritto a vivere una vita dignitosa.
Siamo, dunque, in una fase cruciale della nostra vita e non possiamo ritirarci nel nostro privato, ma dobbiamo continuare, con le nostre modeste forze, a lottare per la difesa, in questa fase, dei diritti dei cittadini e, in prospettiva per l’espansione di quei diritti: una posizione di difesa, per preparare una futura, sperata, fase di nuovo sviluppo.
Ed in questo senso, abbiamo subito aderito alla iniziativa “La via maestra” che ci pare saldamente radicata proprio su quei principi che ispirano la nostra azione.
Dunque, occorre battersi per difendere (ed in prospettiva, migliorare) un sistema che garantisca i diritti individuali della persona, il diritto al lavoro, ad una pensione dignitosa, ad un’istruzione pubblica seria, ad una vita libera e dignitosa, per una società inclusiva e di pace.
In questo senso, la nostra Associazione assume sempre più importanza e ciò per almeno due ordini di ragioni: da un lato, l’assoluta autonomia nei confronti dei partiti della Sinistra, nei valori della quale, comunque, l’Associazione si è sempre riconosciuta, che ci ha consentito di non subire i contraccolpi pesantissimi derivanti dalla crisi sia della sinistra estrema, oggi di nuovo extraparlamentare, che del PD e di SEL; dall’altro lato, la caratteristica unica dei GD di estendere il loro campo di intervento a tutti quei settori che attengono ai diritti dei cittadini.
Certo, questa ampiezza di campo di intervento, a differenza di quanto avviene per le associazioni specializzate in un settore di intervento, quali l’ASGI o Antigone, rende il nostro lavoro ancora più difficile, perché a vasto raggio, ma lo rende anche più importante e significativo.
Purtroppo, però, la vastità dell’impegno richiederebbe forze, sia in termini economici che quantitativi, ben maggiori di quelle di cui disponiamo. Alla difficoltà legata alle questioni numeriche ed economiche si affiancano, poi, come ribadisco ad ogni nostra assemblea, nostri atavici difetti che consistono principalmente nel rifiuto di forme organizzative organiche, il che rende difficile persino tenere i contatti con le varie sedi.
Dunque, la situazione, sotto il profilo organizzativo, non è molto cambiata dalle scorse assemblee; ciò nonostante, abbiamo svolto nell’anno passato una notevole mole di attività e di interventi pubblici, come emerge dalla pagina delle iniziative presente sul nostro sito (anche se, a conferma di quanto dicevo prima, alcune sedi non hanno trasmesso la documentazione delle attività svolte); siamo intervenuti con comunicati-stampa sui principali argomenti di politica, giudiziaria e non, abbiamo collaborato con numerose altre associazioni su singoli obiettivi, dalla raccolta di firme su alcuni quesiti referendari proposti dai radicali, in particolare sull’amnistia, alla predisposizione di testi di proposte di legge ed altro.
Insomma, come sempre, luci ed ombre nella nostra attività; per il 2014 dovremo fare un forte sforzo di rafforzamento della nostra struttura e di incremento quantitativo dei nostri iscritti ed accrescere la nostra visibilità attraverso un’intensificazione della nostra attività.
Roberto Lamacchia