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Documento programmatico per l'assemblea nazionale 2011
Redazione 15 novembre 2011 10:15
Il 26 e 27 novembre 2011 si tiene in Padova l'assemblea nazionale dell'associazione.
In allegato pubblichiamo il documento programmatico per la discussione.

Da anni la nostra Associazione va evidenziando come il problema della Giustizia in Italia rappresenti un punto di particolare rilievo, perché attraverso un attacco al “sistema giustizia” come lo abbiamo conosciuto, si stava sviluppando una progressiva erosione dello stato di diritto, con grave compromissione della tutela dei diritti dei cittadini; la situazione è andata progressivamente peggiorando attraverso l’abbattimento, tramite le leggi ad personam, di baluardi del nostro sistema; attraverso la riduzione degli stanziamenti per la giustizia; attraverso l’esaltazione di un sistema di giustizia privata (arbitrati, carceri gestite da privati).
In un’ottica, dunque, di difesa e di miglioramento di un sistema giustizia che miri all’attuazione concreta del principio costituzionale dell’uguaglianza tra i cittadini e di garanzia e tutela, in particolare di quei cittadini meno abbienti, meno tutelati, abbiamo deciso, in occasione della nostra Assemblea Nazionale, di predisporre, come peraltro avevamo già fatto in occasione di altri momenti assembleari, un documento che servisse da stimolo per una discussione ad ampio raggio sull’intero sistema giustizia, documento che fotografasse l’attuale situazione di sfacelo e, nello stesso tempo, fornisse suggerimenti e proposte che potessero servire alle forze politiche, alle associazioni, alle organizzazioni sindacali, alla società per giungere all’elaborazione di quel progetto complessivo sulla giustizia di cui si avverte la mancanza ormai da anni.
Il documento, scritto a più mani grazie all’opera dei membri del Comitato Esecutivo dei Giuristi Democratici, è stato elaborato, ovviamente, prima della deflagrazione della crisi economica, delle dimissioni del Governo, del maxi emendamento alla legge di stabilità: dunque, per certi aspetti può apparire lontano dai temi che agitano la vita politica in questi giorni; ma ciò non è vero in prospettiva, posto che, comunque, sia qualora un Governo “tecnico” assuma la gestione della situazione, sia che si vada immediatamente a nuove elezioni, in ogni caso appare indispensabile per la sinistra, nel cui ambito la nostra Associazione è stabilmente radicata, elaborare un progetto da sottoporre all’attenzione dei cittadini per rispondere alla loro domanda di giustizia e per costituire, così, una vera alternativa al Governo dell’erosione dei diritti, rappresentato dal centro-destra.
Abbiamo cercato di esaminare i vari settori della giustizia, ma con particolare attenzione a quelli sui quali la nostra Associazione si è più particolarmente concentrata: il lavoro, il processo penale, il carcere, il diritto di famiglia, le questioni di genere, l’immigrazione, i beni comuni, la riforma professionale ed il ruolo dell’avvocato nella società; per mancanza di tempo, manca, invece, la parte sul diritto e processo civile, temi sui quali ci riserviamo di intervenire in sede assembleare.
Ogni spezzone del documento non vuole certo essere esaustivo degli argomenti da trattare, ma crediamo che attorno ad essi possa nascere un dibattito in sede assembleare a Padova e nelle commissioni di lavoro che ivi si formeranno, che consenta di meglio definire la posizione complessiva dei Giuristi Democratici sui temi trattati, magari consentendo l’elaborazione sintetica di alcune proposte irrinunciabili da porre all’attenzione delle forze politiche.

La relazione introduttiva all'assemblea nazionale
E’ sempre difficile, in una relazione ad un Congresso Associativo, non farsi prendere dalla smania dell’intervento esaustivo su tutti gli aspetti, con un discorso, per intenderci, alla Fidel Castro.
Dunque, comincio con il tranquillizzarVi: cercherò di svolgere un intervento a breve e sintetico, per lasciare spazio agli interventori assai numerosi già annunciati e al dibattito che seguirà.
Naturalmente, brevità di sintesi comporteranno incompletezze e generalizzazioni che mi perdonerete.
La difficoltà del mio intervento è, poi, acuita dal momento politico in cui viviamo: da un lato, la caduta del Governo Berlusconi, contro il quale, nelle sue successive edizioni, ci siamo sempre battuti, rappresenta un motivo di sollievo e di soddisfazione, perché ciò potrebbe allontanare e porre fine a quell’opera di demolizione dello stato di diritto e della democrazia in corso da anni, ma che ha visto un’intensificazione nell’ultimo periodo.
Dall’altro lato, però, le notizie di stampa non ci tranquillizzano, nel momento in cui pare che alcuni dei provvedimenti del nuovo Governo vadano nella stessa direzione in cui andavano le proposte del Governo Berlusconi, e ciò vale, in particolare, per ciò che concerne il mercato del lavoro e la tutela dei diritti dei lavoratori, le pensioni, le liberalizzazioni, la separazione delle carriere.
Certo, per ora si tratta solo di anticipazioni o indiscrezioni, peraltro fatte con ben altro stile e, speriamo, con ben altre finalità, ma ciò non toglie che si tratti di aspetti che presentano rischi per la tutela dei quei diritti dei cittadini, in particolar modo di quelli meno garantiti, per i quali i G.D. si sono sempre battuti e continueranno a battersi.
Ma in questa fase, ogni distinguo rispetto al nuovo Esecutivo viene visto con insofferenza, anche e soprattutto all’interno della Sinistra, come se chi esprima dubbi o sollecita attenzione stia, da un lato, compiendo un atto contrario all’interesse nazionale, dall’altro non comprenda l’importanza di avere posto fine al Governo Berlusconi.
Non è così: rivendichiamo il diritto di essere felici per la caduta di Berlusconi e nello stesso tempo, di essere attenti, perché questo è il nostro compito, alla difesa dei diritti dei cittadini contro provvedimenti che li mettano in discussione, fossero pure determinati dalle pressioni della BCE; l’abbiamo sempre detto: l’Europa dei diritti deve venire prima dell’Europa dell’economia.
L’ultimo punto di difficoltà questa volta non tanto del mio intervento, ma della materia trattata, deriva dalla natura dell’essenza dell’Associazione Giuristi Democratici che intende muoversi, e si muove, ad ampio raggio in tutto il settore Giustizia, collocandosi in un’area da sempre patrimonio della Sinistra, ma che da anni ci pare godere di minore attenzione.
Vorrei ricordare, a proposito, della nostra attività non solo nel settore specifico della Giustizia, ma più in generale in quello della difesa dei principi costituzionali, il Manifesto per la Democrazia, che abbiamo lanciato, con le nostre modeste forze, ma che ha ottenuto adesioni e riconoscimenti non solo di molti giuristi, ma anche di cittadini che erano venuti a conoscenza dell’iniziativa.
In esso viene evidenziata la necessità di ricostruire un progetto complessivo del settore Giustizia, visto dall’ottica della strenua difesa dei principi costituzionali e della difesa dei diritti dei cittadini, da sottoporre alle forze politiche della Sinistra, che ci paiono alquanto coerenti sotto questo profilo, come contributo per un miglioramento del servizio Giustizia e da far circolare tra le associazioni, le Organizzazioni Sindacali, la c.d. società civile per rafforzare la nostra democrazia malata.
Come comprenderete, si tratta di un compito immane che richiederebbe forze quantitativamente ben superiori a quelle di cui disponiamo, mezzi economici che non abbiamo, posto che siamo finanziati solo dai contributi degli iscritti e collaborazione delle forze di Sinistra, politiche e associative, collaborazione che negli ultimi tempi si è, in effetti, intensificata.
Ciò nonostante, noi continuiamo a provare a svolgere una quadruplice funzione:
a) promozione della cultura giuridica e di informazione dei cittadini;
b) elaborazione sia di un progetto complessivo per risolvere la crisi, evidente a tutti, della giustizia, sia di singole proposte di legge;
c) creazione di una nuova figura dell’Avvocato (posto che la stragrande maggioranza dei nostri iscritti appartiene all’Avvocatura) lontana dagli stereotipi cui ci hanno abituato stampa e, ahimè, pubblica opinione, e sensibile, invece, alle tematiche della tutela dei diritti dei cittadini, in particolare di quelli meno abbienti e meno garantiti;
d) difesa di quei diritti nelle sedi processuali.

Voi capirete che trattare tutti questi profili di attività di una relazione introduttiva è compito impossibile e, dunque, mi limiterò ad accennare le ragioni che ci hanno portato a trattare alcuni aspetti della Giustizia nel nostro documento programmatico.
Va premesso che il documento, come potrete rilevare e come è ovvio, è stato redatto prima della crisi che ha portato alle dimissioni del Governo Berlusconi e ciò, da un lato, è limitativo nell’analisi complessiva, dall’altro, invece, appare più oggettivo, meno condizionato dagli eventi.
Come vedrete, il documento programmatico tocca, a volte in maniera approfondita, a volte solo con riferimenti indicativi del problema, vari settori del sistema Giustizia; è mancata, per questioni di tempo, la parte sul diritto e processo civile, ma ci riserviamo di integrare il documento anche con una sezione dedicata a quel tema, anche perché, come ho detto, il documento vuole solo essere indicativo del livello del dibattito interno all’Associazione, utile per l’elaborazione che proverrà da questa assemblea.
Così come abbiamo deciso che in alcuni settori, come quello dell’immigrazione, cui altre associazioni si dedicano in maniera totale, sia più utile appoggiare le iniziative di chi sia maggiormente impegnato su quel terreno, senza che ciò significhi il venir meno della piena partecipazione a quelle battaglie di civiltà; ricordo, ad esempio, la prossima iniziativa che si terrà a Reggio Emilia, organizzata dalla sezione locale, sul tema dello sfruttamento del lavoro dei migranti.
Analogamente, abbiamo trascurato nel documento le questioni internazionali, per le quali facciamo espresso riferimento alle iniziative che le associazioni internazionali dei Giuristi Democratici, cui noi aderiamo, hanno messo in piedi, anche qui, senza trascurare la rilevanza del tema in una fase in cui pare esistere, a livello internazionale, la sola soluzione della guerra per risolvere i conflitti, e ciò con la piena adesione italiana, in pieno contrasto con il principio della nostra Carta Costituzionale
Abbiamo, in definitiva, pensato di intervenire nei settori nei quali maggiore e più pregnante era stato il nostro impegno associativo e così ne è nata l’individuazione dei temi:
1) lavoro;
2) famiglia;
3) questioni di genere;
4) processo penale e carcere;
5) beni comuni;
6) professione forense.
Su ognuno di questi temi i G.D. hanno sviluppato interventi di notevole impegno e, credo di poter dire senza tema di smentita, di notevole caratura.
Vorrei ricordare, ad esempio, come il tema dei Beni Comuni sia stato oggetto, grazie alla lungimiranza di Elena Coccia e della sezione dei GD di Napoli, di un convegno in un momento in cui il tema non era ancora al centro dell’attenzione, che allargava lo spettro del Beni Comuni anche all’informazione e alla giustizia e come l’iniziativa sul tema sia proseguita sino ad arrivare al convegno sui Beni Comuni svoltosi recentemente a Torino.
Sulle questioni di genere, poi, la nostra Barbara Spinelli, solo omonima della più nota giornalista, ma brava almeno altrettanto, ha contribuito in misura preponderante alla pubblicazione del Rapporto Ombra del CEDAW sulla violenza contro le donne, rapporto che troverete sul nostro sito www.giuristidemocratici.it .
La materia del diritto e processo del lavoro è stata, poi, quella in cui maggiormente i G.D. si sono impegnati, con la proclamazione di una giornata nazionale per la difesa dei diritti dei lavoratori e con l’instaurazione di rapporti di collaborazione, sul punto, con parlamentari, forze politiche e associazioni sindacali; abbiamo partecipato con vigore alla battaglia contro il Collegato Lavoro ed abbiamo aderito all’appello per l’abrogazione dell’art. 8 L.148/11.
Non va, poi, dimenticato l’impegno profuso nella materia del diritto penale del lavoro, in difesa delle vittime di infortuni sul lavoro e/o malattie professionali: tra le altre, sono da ricordare le partecipazioni di alcuni GD ai processi ThyssenKrupp ed Eternit di Torino, nonché l’impulso nei confronti delle Procure per la creazione di pool di magistrati professionalmente competenti in quella complessa materia.
Numerose, poi, sono state le iniziative in tema di diritto di famiglia, con particolare attenzione alla questione delle famiglie immigrate e delle famiglie miste e, dunque, al rapporto tra culture diverse e tra religioni diverse: è allo studio, in materia, un convegno sulla famiglia nell’area mediterranea a cura della sezione napoletana dei GD.
Nel documento programmatico troverete, poi, una serie di proposte di modifica del diritto di famiglia, per la cui attuazione l’Associazione si impegnerà nel prossimo futuro.
In materia carceraria, è stata aperta una seria collaborazione con altre associazioni che si occupano precipuamente della questione, come Ristretti Orizzonti e Antigone ed i GD si sono schierati a favore della proposta di amnistia, come strumento per superare l’attuale stato di degrado della situazione carceraria, ma è evidente che il provvedimento, da solo, non è certo sufficiente a risolvere il problema che, inevitabilmente, si riproporrebbe dopo qualche tempo, in assenza di modifiche di diritto sostanziale che riducano l’area di punibilità di certe condotte prive di pericolosità sociale, con depenalizzazione di tutta una serie di reati ancora previsti dal nostro ordinamento o palesemente iniqui, come le norme sull’immigrazione.
Devono, poi, essere incrementate sia le misure alternative alla detenzione, sia la loro effettiva concessione.
Il carcere deve diventare l’estrema ratio del potere punitivo dello Stato e, comunque, la relativa sanzione deve essere eseguita sempre nel rispetto della dignità umana ed avendo di mira quell’opera di rieducazione imposta dall’art. 27 Cost..
Anche quando le esigenze di sicurezza impongono particolari limitazioni, come nel caso dell’applicazione del regime di 41 bis, le limitazioni alla libertà e alla dignità dell’individuo devono sempre essere mirate alla salvaguardia di quelle esigenze di sicurezza e non volte ad ottenere uno stato di annullamento della personalità del detenuto, per gravi che siano i reati contestatigli.
La trattazione della questione carceraria mi ha, inevitabilmente, portato ad entrare nel settore penale, nel quale l’Associazione si muove da tempo, con proposte complessive, contestando il modo di legiferare in materia cui abbiamo assistito negli ultimi anni, con provvedimenti, a prescindere per un attimo dal grave e volgare sistema delle leggi ad personam, disomogenei e privi di una visione di insieme del problema.
Da anni, infatti, almeno dall’epoca del cd. Pacchetto Flick, non abbiamo una proposta complessiva che cerchi di intervenire sulle cause della disfunzione della giustizia penale: non parlo solo della schizofrenia di cui ci ha deliziato il Centrodestra negli ultimi anni, alternando, ad esempio, proposte di processo breve ad altre di processo lungo; parlo della mancanza, anche da parte del Centrosinistra, di un disegno organico che metta insieme depenalizzazione, amnistia ed indulto, introduzione del concetto di irrilevanza del fatto, rispetto dei diritti dell’imputato, ma analogo rispetto dei diritti della vittima del reato, revisione e riorganizzazione degli uffici giudiziari, previsione di ulteriori misure alternative alla detenzione o di sistemi di conciliazione endoprocessuale, revisione del sistema processuale penale, reso oggi diverso da quello voluto dal legislatore del 1988, interventi sul sistema carcerario e sull’esecuzione delle pene, e potrei continuare in questa elencazione di settori di intervento.
Infine, ma si tratta di uno snodo importante, la professione forense ed il rapporto tra avvocati e magistrati.
Sul tema della professione, troverete nel documento una accurata analisi elaborata grazie al lavoro di Ennio Lenti e di Cesare Antetomaso della difficoltà in cui si trovano oggi gli avvocati per assolvere al loro compito di tutela dei diritti dei cittadini e di tramite tra gli stessi e l’apparato della giustizia.
Ma oggi la situazione è ancora peggiorata, dopo l’approvazione della L. 183/11 che entrerà in vigore il 1/01/2012.
Infatti, come è noto, in quella legge sono state inserite modifiche significative in ordine a taluni profili professionali, con applicazione, senza eccezioni, del principio della libera concorrenza.
La norma prevede, poi, che gli ordini professionali dovranno essere riformati entro 12 mesi dall’entrata in vigore di un prossimo DPR e che tutte le norme vigenti sugli ordinamenti professionali siano abrogate con effetto dall’entrata in vigore del Regolamento Governativo in materia.
Infine, è stata autorizzata la costituzione di società di capitale per l’esercizio di attività professionali.
Da tutto quanto precede, ne esce una figura dell’avvocato sminuita nella sua autonomia e nel suo ruolo sociale; aprire alla libera concorrenza, senza eccezioni, consentire la pubblicità, consentire le società di capitale, mirare alla tendenziale soppressione dell’Ordine Professionale porterà alla sparizione della figura classica dell’avvocato, con un danno per il cittadino che si troverà a trattare con soggetti della cui competenza nessuno potrà più rispondere, la cui indipendenza potrà essere limitata dall’inserimento in società di capitale, il cui unico interesse sarà, almeno nella maggioranza dei casi, il profitto.
Ma la cosa che maggiormente preoccupa, in tutto ciò è la considerazione di partenza, da cui scaturiscono le conseguenze sopra ricordate: la giustizia deve essere sottoposta alle regole del mercato; una logica mercantile che snatura completamente il ruolo dell’avvocato e che lascia il cittadino privo di una tutela reale, non fondata su interessi economici: se questo sarà l’avvocato del futuro, poveri avvocati, ma soprattutto, poveri cittadini.
In una situazione nella quale occorrerebbe che tutte le forze democratiche facessero fronte comune in difesa dei principi costituzionali, assistiamo, invece, ad una recrudescenza dello scontro tra magistrati e avvocati delle Camere Penali che certamente non fa bene alla democrazia: l’obiettivo dei GD è sempre stato quello di ricucire un rapporto di collaborazione, ispirato ad una comune cultura della giurisdizione che consenta, nel rispetto delle rispettive posizioni e ruoli, di rendere e ottenere giustizia in maniera conforme ai principi costituzionali e nel rispetto dei diritti inalienabili dell’uomo.
Concludo, dunque, con uno slogan che abbiamo lanciato in un nostro comunicato e che è stato raccolto da numerose agenzie di stampa. LA GIUSTIZIA NON E’ UNA MERCE ED IL CITTADINO NON NE E’ L’ACQUIRENTE.
Roberto Lamacchia